L’estate scorsa, all’interni del Poggio delle Urne – nei pressi della necropoli del Parco Naturalistico e Archeologico di Vulci – fu rinvenuta in uno scavo un’urna cineraria a capanna del IX secolo a.C. Ora, la Fondazione Vulci sita a Montalto di Castro ha affidato al proprio laboratorio di restauro tale oggetto – una riproduzione in miniatura di un’abitazione dell’Età del Ferro – la cui datazione, intanto, sembra collocarla alle origini della civiltà etrusca, se non addirittura ai suoi albori storici. Finora, risulta uno dei ritrovamenti più antichi esistenti, capaci di poter aprire un’inedita e concreta finestra sulla misteriosa civiltà villanoviana, indicata dagli storici come la fase più antica legata al popolo etrusco.

In origine, doveva appartenere a un esponente di spicco dell’antica città di Velx, oggi noto come uno dei più importanti centri facenti della dodecapoli etrusca meridionale. Gli archeologi dell’UniversitàD’Annunziodi Chieti e Pescara considerano tale luogo la “potenzialeculla della civiltà etrusca, e la miniatura potrebbe, in precedenza, essere stata maneggiata da uno dei suoi fondatori. Quella che si appresta ad aprirsi, per gli esperti, è un’inedita finestra sull’affascinante e ancora misteriosa vita di questo popolo enigmatico, di cui sono stati scoperti anche un grande complesso di più di ottanta sepolture a fossa e a pozzetto, nelle quali sono emersi una grande quantità di frammenti di ossa combuste, adagiate sul fondo dei loculi sepolcrali.

FONTEinitalia.virgilio.it
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