L’astronomo Scott Gaudi, della Ohio State University, grazie alla tecnica nota come microlensing – utilizzata dagli astronomi allo scopo di trovare i buchi neri – è riuscito a scoprire un pianeta molto più piccolo della terra, composto da rocce e fluttuante nello spazio.
Il nuovo minuscolo mondo – denominato OGLE-2016-BLG-1928 – potrebbe essere collegato a una stella, con la sua orbita collocata almeno otto volte più lontano della Terra dal sole; in pratica spostando la sua posizione, la luce propria di OGLE può essere separata da quella della stella, diventando quindi visibile.
Tale scoperta, a quanto apre, apre la possibilità su una prima, potenziale osservazione sulla probabile esistenza e distribuzione di una popolazione di pianeti, in teoria dotati di una massa simile a quella della Terra nella galassia.
Di norma, la maggior parte dei pianeti nasce dal gas e dalla polvere, che avanzano quando nasce una stella, combinandosi gradualmente e in modo incrementale, per poi aggregarsi in “pezzi” sempre più grandi, dando vita ai pianeti.U
n’altra teoria, invece, propone che dei piccoli segmenti del disco collassano molto rapidamente permettendo la formazione dei pianeti, e favorendo la creazione di mondi più grandi rispetto a quelli rocciosi più piccoli.
Ora, per via della scoperta di questo nuovo minuscolo pianeta fluttuante, la teoria secondo cui i mondi rocciosi, come la Terra, possono essere comuni nello spazio tra le stelle, potrebbe portare a cambiare le nostre conoscenze sulla formazione dei corpi celesti che formano l’universo, a partire dalla nostra galassia, scoprendone finalmente i misteri che ancora l’avvolgono.