Oggi è un ricordo, ma molti hanno fatto il servizio militare e hanno vissuto un’esperienza unica di vita.

La maggior parte degli Italiani ha fatto il servizio militare obbligatorio, la così detta “Naya” di varia durata decrescente. Alla fine degli anni ’70, infatti, il servizio militare obbligatorio durava solo 12 mesi; ma che cosa si faceva durante quell’anno?

Si effettuavano esercitazioni con vari tipi di fucili, prevalentemente il “Beretta Fal” da battaglia da imbracciare o da fissare al suolo, stando stesi per terra, e il Garand, numero uno utilizzato nella Seconda Guerra Mondiale e nel Vietnam, e/o con mezzi corazzati. Ambedue i fucili avevano un peso medio da quattro a cinque kilogrammi. Non mancavano anche i cosiddetti  “Campi“, cioè esercitazioni all’aperto, lontano dalle caserme o in campagna o in montagna.

A questi servizi si aggiungevano i turni nello “sgombero poligoni di tiro“, nel montare la guardia a depositi di munizioni e a depositi di rifornimento benzina, o alla porta centrale delle caserme (P.A.O., cioè picchetto armato ordinario). Vi erano anche i servizi di controllo sull’andamento delle mense militari, sull’inventario dei depositi con rifornimenti di generi alimentari, connessi a mobilizzazioni notturne improvvise in divisa e in armi per testare le capacità di reazione a possibili attacchi armati esterni o per circostanze speciali.

Tutto questo finiva il 31 dicembre del 2004: ovvero dal 1° gennaio 2005 il predetto servizio militare obbligatorio divenne inoperante. In quegli anni venivano chiamati alla leva militare circa 200.000 uomini in tutta Italia, tranne quelli non soggetti al detto servizio per motivi particolari previsti dalla legge.

Oggi molti non negano che il servizio militare obbligatorio sia stato utile e bne hanno un buon ricordo. L’essere parte di una comunità, se per quanto momentanea, condividendone il destino, il condividere ciò che si aveva come in una famiglia (la camerata) ha formato molti giovani trasformandone il carattere. Le lunghe notti al fredo e alla ghiaccio durante i turni di guardia, mangiare nel proprio vassoio cibo di non tuo gradimento, sopportare (in caso accadeva) atti di “nonnismo“, cioè la estemporanea prevaricazione dei più anziani sulle reclute, hanno forgiato il carattere di migliaia di soldati.

E nei ricordi raffiora quel giorno di attesa che diveniva la metà per quei giovani, ovvero la “licenza” ovvero tornare a casa nostra, semmai quando venivamo assegnati di imperio a determinati servizi, anche odiati! Quante volte gli ufficiali ci facevano delle ‘ramanzine’ senza che potessimo rispondere, e in caso di risposta con risentimento da parte nostra, veniva ordinavano la nostra relegazione in camera di sicurezza o in caserma, senza poter andare in libera uscita come tutti gli altri!

Questo era il servizio militare obbligatorio che è stato abolito. Nessuno di noi oggi può giudicare i giovani fortemente liberi (a volte sciatti) ma molti però vi aggiungono che hanno bisogno di disciplina militare. Non lo sparemo mai, se questa assenza ed abolizione ha compromesso in parte le nostre nuove generazioni, ma l’assenza di un luogo in cui temprersi certamnete oggi manca.

FONTElegge 2004
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