Napoli. ‘Se del perdono non sarai degno, tutta la vita sarai un legno’

Chi di noi non ha in mente la bella fata turchina nel Pinocchio di Comencini, certo mi riferisco a quelli della mia generazione, quando la TV era una: quella che dovevi alzarti per cambiare canale, ma che in realtà non ne avevi bisogno perché era una TV familiare in quanto tutta la famiglia guardava insieme lo stesso programma serale con serate a tema:il giovedì il quiz, il venerdì lo sceneggiato il sabato sera la rivista, la domenica lo sport al pomeriggio.

Tutti noi abbiamo visto Pinocchio con Manfredi Geppetto, il gatto e la volpe Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e la nostra Lollo la fatina. Per noi napoletani, la casina della fata è la casina vanvitelliana del Fusaro, un’attribuzione che fa parte del nostro immaginario perché è perfetta come luogo magico, ideale per la fatina che accoglie Pinocchio con la sua serva lumaca vestita di bianco.

Immagini indelebili in una vita fa, quando non era l’età delle immagini frenetiche macinate di continuo senza la possibilità di metabolizzarle che già sono dimenticate. La casina no, quel ricovero dove tutto è possibile, tutto torna al suo posto pure il naso del bugiardo bambino le cui marachelle che ci sembravano esagerate e imperdonabili oggi ci fanno sorridere al confronto delle nostre baby gang.

Eppure, oggi questo mito hanno tentato di infrangerlo, al pari di quando ti dicono che la befana, babbo natale i topini che portano i soldini quando perdi un dente, no non esistono! Ebbene oggi ho scoperto che la casina del lago Fusaro non è quella del film di Comencini che preferì una casetta sul lago nel Lazio.

L’associazione Oltre i resti nei panni di Marco Fiore, guida eccellente, mi ha dato questo dolore di non poter realizzare il sogno di bambina di entrare anch’io nella casa della fatina. Ma il sogno infranto, visitando questi luoghi, è ancora più grande e riguarda tutti noi napoletani, campani e italiani di non aver avuto cura negli anni di posti la cui bellezza era destinata ad altre funzioni e piani e che invece lasciano forti i segni di un degrado voluto e perpetuato negli anni.

Avrebbe potuto essere e avrebbe dovuto essere la piccola Sirmione. Marco ha lenito la mia delusione facendoci ricadere, attraverso i suoi racconti, nella fantasia e nella bellezza che quel luogo ha vissuto dandoci la speranza di una possibilità di dovuto riscatto. Ci ha fatto rivivere con aneddoti e leggende la magia della particolare casetta costruita dal Vanvitelli figlio e frequentata da illustri personaggi nel corso dei secoli ed allora ho rivisto la bellezza che era e che è, nonostante le malefatte dei gatti e volpi di turno.

Peggio a chi di legno è rimasto, responsabile di azioni politiche scellerate che non avrà il nostro perdono e   voglio ancora credere che la fatina compierà una sua magia per far rivivere degnamente questi luoghi come ha fatto oggi attraverso le parole, la nostra guida che per un attimo l’ho vista color turchina!

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