Il palazzo Penne è una costruzione antica e rinascimentale di Napoli, situato nel centro storico a pochi passi dai Banchi Nuovi, pallonetto a Santa Chiara, costruito da Antonio Penne, segretario di re Ladislao, nel 1906.
Sapevate che il palazzo ha una storia particolare e a tratti romanzesca? Un primo indizio viene già dal suo nomignolo popolare: “Il Palazzo del diavolo!“
La leggenda narra la storia di Antonio Penne, uomo follemente innamorato di una donna che al suo tempo già impegnata con altri e molto vanitosa e sicura della sua bellezza, decise di lanciargli una sfida: l’avrebbe sposato solo se lui avesse provato a costruire in una sola notte un palazzo degno della sua bellezza.
L’amore si sa, ci fa arrivare dove nemmeno il nostro essere crede di poter riuscire, facendoci superare tutti i nostri limiti; ragion per cui, Antonio fece un contratto di sangue con il Diavolo, cedendogli la propria anima e ricevendo in cambio la possibilità di poter costruire il palazzo in una sola notte.
L’unica clausola vincolante era l’anima di Penne che sarebbe stata ceduta solo a patto che il demonio avesse contato tutti i chicchi di grano che egli avrebbe sparso nel palazzo in costruzione.
A conclusione della lavorazione, venne alla luce una verità scottante: Antonio Penne aveva sparso nel cortile non solo il grano ma anche la pece, cosi che il grano si attaccasse alle mani del demonio, non permettendogli di contare i chicchi con esattezza.
Il protagonista di questa battaglia svoltasi per amore si fece allora il segno della croce, aprendo una voragine nella quale il Diavolo sprofondò; un pozzo ancora visibile nel cortile dell’edificio a coloro che dopo aver letto quest’intrigante racconto avranno di sicuro la curiosità di andare ad osservare una volta arrivati al Centro Storico di Napoli.
Il Palazzo del Diavolo è passato per secoli di mano in mano fino al 2002, quando la Regione Campania ha affidato all’Università degli Studi di Napoli L’Orientale per costruirci dei laboratori. Il progetto non è mai andato avanti, nonostante i vari solleciti del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell’Unesco.