“Sappiate che, più prima che dopo, si apriranno di nuovo i grandi viali attraverso i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore” così recita una delle parti più note dell’ultimo discorso del Presidente del Cile Salvador Allende, che, alcuni minuti dopo averlo pronunciato, sarebbe stato deposto e costretto al suicidio dal golpe del Generale Pinochet.
Quel golpe, e la successiva dittatura, hanno lasciato ferite molto profonde nel Paese, ferite che solo negli ultimi anni si sta provando a risanare.
Come spesso avviene quando cade una dittatura senza che i suoi sostenitori siano esautorati da posizioni di potere, anche con le dimissioni di Pinochet, nel 1990, molto del sistema di potere da lui creato è rimasto intatto.
Basti pensare che il Generale, responsabile della morte di decine di migliaia di persone e della tortura di un numero inquantificabile di altre, ha mantenuto il titolo di Senatore a vita del Cile fino alla propria morte nel 2006.
Però, da alcuni anni, sembra che le cose stiano iniziando a cambiare.
Le partecipatissime proteste del 2019 (in cui le forze dell’ordine hanno ucciso ben 36 persone), hanno costretto il governo di destra di Sebastian Piñera a fare concessioni, la più importante delle quali è la redazione della una nuova Costituzione, tuttora in corso.
La vecchia Costituzione, scritta ai tempi della dittatura, infatti, non permetteva di liberarsi di alcune delle più spietate riforme neoliberiste avvenute sotto Pinochet.
Nonostante le concessioni, lo scontro politico in corso non si è arrestato (viste le grandi criticità che persistono nel Paese andino), ma ha addirittura preso slancio quando, a seguito dello scandalo internazionale dei “Pandora Papers”, è stato scoperto il coinvolgimento del Presidente Piñera in operazioni finanziare illegali.
Il mandato di Piñera si concluderà a marzo 2022, ma, vista la gravità delle accuse, l’opposizione ha deciso di chiederne l’”impeachment”.
Sfortunatamente per loro, proprio il giorno prima della votazione alla Camera dei deputati dell’ 8 novembre, il delegato decisivo per avere la maggioranza è stato costretto ad una quarantena di due giorni a causa di un contatto con un positivo al Covid-19.
Ed è qui che arriviamo al fatidico discorso.
Nel tentativo disperato di dare il tempo al proprio collega di concludere la quarantena, in uno dei più notevoli esempi di ostruzionismo parlamentare del nostro tempo, il deputato socialista Jaime Naranjo ha esteso il proprio intervento per quasi 15 ore (14 ore e 56 minuti per l’esattezza).
Naranjo ha iniziato leggendo le 1300 pagine del rapporto di accusa conto il Presidente Piñera, fermandosi solo per andare al bagno, sorseggiare dell’acqua e mangiare uvetta.
Nelle prime ore del giorno seguente, l’impresa ha avuto successo: il delegato atteso è entrato in aula e la mozione è stata approvata.
Se non ha eguagliato l’incredibile pathos del discorso del Presidente Allende, quello del deputato cileno Naranjo sarà comunque un discorso da ricordare.
L’opposizione unita aspetta ora la votazione al Senato, che si annuncia anche più complicata di quella appena vinta.