Il Medioevo è stato popolato da anime buone e pie, santi e patroni di oggi, eroi e sovrani dai grandi orizzonti. Fu però anche il periodo degli intrighi, del potere scellerato, della religione che si corrompeva facilmente, degli interessi sugli altri e del malaffare.
Vi erano uomini pronti a tradire, senza scrupoli, ingannare ed uccidere per la loro sera di potere. Così donne senza ritegno esercitavano fascino come una malia incantatrice che portava alla morte.
Fare un elenco sarebbe cosa impossibile, in questo secondo articolo, raccontiamo le orrende vicende di alcuni di questi personaggi.
Due donne sul trono di Roma per sessant’anni. Teodora e Marozia erano madre e figlia, belle e spregiudicate. Siamo nel X secolo, le due protagoniste appartenevano alla famiglia dei Teofilatti. Nelle Cronache del vescovo di Cremona, Liutprando, egli accusa le due ‘femmine’ quali corruttrici della carne dei prelati e dei cardinali. Risulta infatti che Marozia fu la concubina del maturo papa Sergio III e con cui ebbe due figli, i futuri papa Anastasio II e Giovanni XI. Per il secondogenito la madre divenne amante di papa Giovanni X e lo fece uccidere per far posto al figlio ventunenne ed altri suoi favoriti: Leone VI, Stefano VII. Erano gli anni in cui i pontefici venivano scelti a tavolino, infatti anche il marito di Marozia, Alberico e la figlia Teodora II che mosse i fili delle elezioni. Inoltre, si narra che la papessa Giovanna, ovvero la donna che avesse preso, con sembianze maschili, il trono del soglio pontificio sia una leggenda che nacque da questi scabrosi avvenimenti. Quando la Chiesa riprese il potere portandolo alle origini pure, seppur politiche, il governo occulto e spregiudicato delle due donne fu chiamato ‘pornocrazia’ e si è cercati di rimediare. Nonostante fosse analfabeta, Marozia con l’astuzia e la seduzione riuscì a stringere forti alleanze e potenti amicizie per costruire il suo potere, sposandosi con quattro uomini di potere, tra questi Ugo di Provenza (re d’Italia dal 926 al 947), suo cognato il quale per poterla sposare spergiurò di essere fratellastro illegittimo. I suoi progetti furono sventati da Alberico II, suo secondo figlio e fratellastro di papa Giovanni XI, che cacciò Ugo dall’Urbe, fece arrestare la madre e confinò Giovanni XI nel palazzo papale del Laterano, rimanendo così padrone incontrastato di Roma. Da quel momento non si ebbero più notizie di Marozia, secondo alcuni storici, imprigionata a Castel Sant’Angelo e finì i suoi giorni reclusa in convento.
In fondo, Marozia e sua figlia avevano seguito le orme della madre Teodora I che fu amante di papa Sergio III istaurando nel 903 il periodo nominato il governo delle prostitute. Secondo lo stesso Liutprando, fu donna spietata e degna della famiglia a cui apparteneva, famiglia tanto potente da mettere sul soglio pontificio ben nove candidati dopo la morte di Sergio III. Un periodo di perdizione finito con la morte delle tre donne.
Tamerlano fu un condottiero turco-mongolo, che tra il 1370 e il 1405 conquistò larga parte dell’Asia centrale e occidentale, fondando l’Impero timuride, ed andava dal Mediterraneo ai confini della Cina.
Lui che riuscì ad espugnare Delhi, Damasco, Baghdad e Smirne si considerava discendente della stirpe di Gengis Khan. Tamerlano fu un implacabile distruttore di eserciti nemici e delle città che gli si opponevano. Per umiliare gli sconfitti e terrorizzare i nemici innalzò all’ingresso delle città che avevano osato ribellarsi o resistergli pile accatastate fatte da crani dei suoi nemici. Egli li faceva raccogliere sul campo di battaglia dopo la vittoria e li conservava per erigere questo strazio spaventoso, alcuni storici locali parlano di torri di scheletri e crani.
Certo non da meno di Vlad Tepes, il famoso Dracula per la letteratura e il cinema. Il leggendario eroe della Romania, strenuo difensore del cristianesimo dell’Europa orientale sicuramente fu fonte di ispirazione di leggende orrifiche e nere per gli atti che commise. Vlad III fu conosciuto come ‘l’Impalatore’, che da principe di Valacchia e figlio di Vlad II Dracul, facente parte dell’Ordine del Drago di cui anche i re scandinavi e del regno di Napoli ne rientravano, lottò per anni contro il potere Ottomano-Turco. Di questo personaggio si ricorda la sadica crudeltà con cui si accaniva contro i nemici che cercarono di conquistare i Carpazi.
Il conte non solo li sconfiggeva in battaglia, ma impalava i loro corpi, se possibile agonizzanti, su lance piantate sul terreno così che i trapassati, scendendo di centimetro in centimetro, non cessavano di mostrare gli spasmi della morte prossima. Tanto crudeltà con la consapevolezza di allungare l’agonia per giorni, tanto da essere udita e vista da chiunque nelle prossimità. Il Tepes (appunto impalatore) continuò a ‘spargere’ terrore negli animi dei suoi nemici e a Sibiu, nel 1460, cosparse i corpi di alcuni impalati con il miele, per attirarvi gli insetti, e spesso banchettava in mezzo alle macabre distese di pali con i corpi infilzati. Altra tragica storia famosa, aldilà delle leggende nere, è un fatto di cronaca di quando Maometto II, sultano dell’Impero Ottomano e suo rivale, inviò la prima volta i messaggeri per esigere l’annuale tributo in denaro dovuto dalla Valacchia, il conte con la scusa che non si erano tolti il turbante in sua presenza: prima fece inchiodare i copricapi al cranio delle vittime, e poi li fece decapitare.
Molti anni dopo queste sciagure e la fama di mostro che echeggiò in tutta l’Europa hanno favorito anche le circostanze esatte della sua morte che tutt’ora sono avvolte nel mistero. Secondo alcuni studiosi egli venne ucciso per sbaglio perché scambiato per un turco, mentre, secondo altri, fu ucciso e decapitato dagli ottomani durante una battaglia e la sua testa fu inviata, insieme alla sua spada, a Costantinopoli come un macabro trofeo di guerra e per far sì che non tornasse in vita; secondo altri, invece, morì per un morso di un pipistrello. Negli ultimi tempi si è fatta strada una nuova ipotesi che sostiene, invece, che Vlad Tepes sarebbe stato fatto prigioniero a Costantinopoli, e riscattato poi dalla figlia, al sicuro in Italia, ma oramai allo stremo tra ferite e pentimenti morì e fu sepolto nella chiesa di Santa Maria la Nova a Napoli.
Non ci resta che sperare di non essere impalati in Romania né di essere usati per costruire una torre alle porte di una città, semmai finire nella rete degli inganni e della promiscuità di donne di malaffare seppur regine e nobili, insomma, da buon napoletano con questi uomini e donne… c’è da buttar il sangue!