Il Museo di Napoli, in occasione della Giornata della Memoria, ha deciso di rendere pubbliche alcune lettere della Collezione Bonelli su Facebook. In esse viene raccontata la storia di Suzette Tartarone, una ragazzina napoletana che venne deportata nel campo di concentramento di Pollenza, in provincia di Macerata nelle Marche. La sua vicenda ha dei notevoli punti di contatto con quella della ben più nota Anna Frank. Solo che, nel suo “fortunato caso”, l’epilogo è stato diverso. La prima delle lettere che inviò a suo padre Alfredo fu spedita da Villa Lauri, località che, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu purtroppo trasformata in un lager. In quelle poche righe, lo ringraziava per i dolci che gli aveva inviato insieme a due biglietti giunti con essi. Ma, in uno scritto successivo, raccontava come la sua situazione fosse peggiorata, e di come attendesse la sua fine, consumata dallo sconforto legato alla reclusione. Riuscì a tornare libera, insieme ad altri ottocento prigionieri, stipati in un treno e diretti verso il campo di concentramento di Flossenburg. Ad impedire l’ennesima carneficina, fu l’intervento del questore Carlo Borntraeger, suo zio, in quanto aveva sposato la sorella di suo padre. Suzette riuscì a tornare a Napoli, dove morì negli anni Settanta.

FONTEvesuviolive.it
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