“Poi, entrato nel Tempio, cominciò a cacciarne fuori coloro che vendevano e comperavano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladroni“»”
Purificazione del tempio. Luca 19,45-48
Dopo lo scandalo del 2019, scoppiato a causa dell’acquisto di immobili di pregio per centinaia di milioni di euro a Londra, l’ex Sostituto alla Segreteria di Stato vaticana e Cardinale Angelo Becciu, sarà nuovamente a processo, a partire dal 27 luglio.
Questa volta, a passare sotto la lente dei giudici, sarà l’intricato schema apparentemente ordito dagli imputati per spostare soldi dai vari conti del Vaticano e della Chiesa, a quelli di parenti e amici.
A sedere tra gli imputati, oltre al Cardinale, il suo ex segretario monsignor Mauro Carlino e una sua persona di fiducia, Cecilia Marogna. Ci sono poi i finanzieri Raffaele Mincione e Gianluigi Torzi, l’ex direttore dell’Aif, Tommaso Di Ruzza e il presidente René Brulhart, l’ex gestore delle finanze vaticane Enrico Crasso, l’avvocato Nicola Squillace, oltre a quattro società, una riconducibile a Marogna (la Logsic Doo) e le altre a Crasso (Sogenal, Prestige family office Sa, entrambe con sede a Lugano, e Hp Finance con sede a Miami).
Nonostante le accuse già pesantissime, a costituire un’aggravante, anche se solamente sul piano morale, è la scoperta di attività speculative (per altro malriuscite) svolte con i fondi dell’Obolo di San Pietro, destinati ai poveri e sotto il diretto controllo del pontefice.
Tra gli investimenti sconsiderati e/o puramente speculativi, i PM sono stati insospettiti sia dalle scalate in istituti bancari in evidente stato di crisi, che dall’investimento di 100 milioni di euro nel fondo Athena, del finanziere Mincione (senza verifiche, nonostante la presenza di informazioni che già al tempo provavano la dubbia affidabilità del personaggio).
Bisognerà poi rispondere dei bonifici partiti dalla Segreteria di Stato per la manager Cecilia Marogna (575 mila euro) svaniti per spese personali e beni di lusso, oltre che per i finanziamenti alla società del fratello di Becciu partiti dalla Cei (600mila euro) e dalla Santa Sede (225mila euro).
Infine, ciò che dal punto di vista dei volumi finanziari è la parte più importante, si dovrà far luce sulla complessa architettura finanziaria messa su per fare scomparire centinaia di milioni di dollari dai vari organi della Chiesa, attraverso la speculazione immobiliare internazionale.