Tra circa 7 anni e 93 giorni la crisi climatica diventerà irreversibile, superando la soglia di riscaldamento globale in grado di innescare catastrofi a livello planetario e che ci proietterà verso l’apocalisse, se non si abbatteranno le emissioni di gas a effetto serra prodotte dal traffico e dalle immissioni legate ai sistemi di riscaldamento, passando per le centrali energetiche e molte altre fonti.
Questo scenario – che sembra uscito dritto dal film “Soylent Green / 2022 – I Sopravvissuti” – è stato illustrato con dovizia di particolari in occasione della Climate Week – che punta a tentare di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto non solo dei cambiamenti climatici, ma anche dei gravissimi rischi a cui andremo incontro – tenutasi in questi giorni a New York.
Il primo gennaio 2028 – secondo il Mercator Research Institute on Global Commons and Climate Change – si rischia di iniziare ad andare incontro a una serie di catastrofi che sconvolgeranno l’intera umanità, a partire dall’innalzamento del livello del mare innescato dallo scioglimento dei ghiacciai, provocato dalle temperature sempre più alte.
Per gli scienziati tedeschi del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK), la fusione dei ghiacciai antartici è ormai già irreversibile, e finirà per determinare un aumento del livello del mare di ben 2,5 metri – sufficiente per far sparire sott’acqua metropoli e intere regioni costiere, oltre che isole – soprattutto nell’Oceano Pacifico.
Con la riduzione delle terre emerse si scateneranno non solo migrazioni di massa senza precedenti, ma anche potenziali guerre per le risorse, che inizieranno a scarseggiare anche a causa dei cicli di siccità sempre più gravi e frequenti, insieme al diffondersi di malattie tropicali e a fenomeni come alluvioni, incendi e ondate di calore mortali.
Se non si correrà rapidamente e necessariamente ai ripari, l’umanità rischia di andare incontro a sofferenze “indicibili”.