Oggi, 1 Maggio 2021, in Italia come in quasi tutti i Paesi del mondo, si festeggia la Festa Internazionale dei Lavoratori.
Una celebrazione importante perché, andando oltre divisioni nazionali, religiose, etniche e culturali, essa unisce e festeggia coloro che più di tutti reggono il destino del mondo.
Le origini di questa festa si legano ad una particolare lotta della classe lavoratrice: quella per le otto ore.
Il 1 Maggio 1867, i lavoratori dello Stato dell’Illinois, negli Stati Uniti, furono i primi ad ottenere una legge che limitasse l’orario di lavoro a 8 ore.
Ma la celebrazione divenne ancora più importante quando, nel 1886, la polizia di Chicago massacrò i lavoratori che protestavano per estendere la legge all’intero suolo statunitense (Massacro di Haymarket).
Per commemorare questo triste evento e per mostrare l’unità internazionale della classe lavoratrice, i delegati della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889, decisero di istituire la Festa dei Lavoratori.
Dalla sua nascita, per quasi un secolo, questa festa è stata non una semplice ricorrenza, ma un momento in cui interrompere il lavoro e dedicarsi a far rispettare (o espandere) i propri diritti.
Dal biennio rosso agli atti di dissenso contro la dittatura fascista, dalla strage di Portella della Ginestra alle grandi manifestazioni del secondo novecento, la Festa dei Lavoratori ha accompagnato il faticoso cammino dei lavoratori italiani verso la libertà.
Ma questo percorso si è rovinosamente interrotto con la fine del ‘900.
Con il nuovo millennio, molte delle conquiste ottenute nel secolo precedente sono state cancellate (alcune legalmente, altre semplicemente sono comunemente non rispettate) e sicurezza sociale, pensione e diritto alla salute e al riposo diventano sempre più un miraggio per chi lavora nel nostro Paese.
“Sic vos non vobis laboratis… (Così voi, non per voi, lavorate…)” si potrebbe dire parafrasando il poeta Virgilio.
Iconico è il caso della società di logistica Texprint, a Prato, dove i lavoratori, organizzati dal sindacato SiCobas, sono in sciopero da 3 mesi per protestare contro i massacranti turni di 12 ore per 7 giorni la settimana cui la ditta li sottopone.
Se in Italia, oggi come nel 1800, bisogna ancora combattere per le 8 ore lavorative, il 1 Maggio non può limitarsi agli auguri ed al concerto di Roma, ma deve tornare ad avere la rilevanza e il significato di un tempo.