I ricercatori del CEINGE di Napoli, coadiuvati dai professori di genetica medica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, sono riusciti a decifrare un nuovo tassello del complesso puzzle riguardante la predisposizione genetica ai diversi fenotipi clinici del COVID-19. Grazie a uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Genetics in Medicine, si evince come alcuni contagiati dal virus SARS-CoV-2 non avevano sviluppato sintomi gravi, nonostante fattori di rischio come l’età avanzata, il sesso e diverse malattie pregresse. E’ proprio basandosi sui dati di fattori come le mutazioni genetiche rare, in grado di indebolire i geni coinvolti nei processi di attivazione del sistema immunitario, che si potrebbe comprendere come ci si possa predisporre a forme asintomatiche del COVID-19.
Tale scoperta è molto importante, perché può condurre a nuove terapie, basate sui fattori genetici che possono contribuire nel determinare le diverse forme della malattia, da quelle asintomatiche fino a comprendere quelle clinicamente gravi. Grazie all’uso di sequenziatori di ultima generazione, si è così ottenuta una massiccia quantità di dati genetici, che ora dovrebbero permettere di strutturare strategie di analisi bioinformatiche avanzate, identificando grazie ad esse mutazioni patogenetiche rare frequenti nei soggetti infetti e asintomatici e non in quelli sani. Ora tali “opzioni” saranno usate come marcatori prognostici per le “fasi gravi” e per sviluppare nuovi trattamenti farmacologici efficaci.