Sulla rivista scientifica specializzata Journal of Roman Archaeology, gli scienziati Susanne E. Hakenbeck e Ulf Büntgen – la prima del Dipartimento di Archeologia e il secondo del Dipartimento di Geografia dell’università di Cambridge – hanno reso pubblica una ricostruzione idroclimatica che potrebbe spiegare l’avanzata scatenata da Attila contro l’Impero Romano nel V secolo. Grazie all’analisi dei dati raccolti dagli anelli degli alberi, e combinati con informazioni archeologico – ambientali e storiche, emergerebbe che a scatenare la “migrazione guerresca” furono alcuni massicci periodi di siccità avvenuti tra il 420 e il 450 d.C. a fungere da motivo scatenante per il crollo dell’Impero Romano d’Occidente.

Per via di quell’anomalo evento climatico, l’Ungheria e il bacino dei Carpazi diventarono inabitabili e inadatti per le comunità di nomadi e pastori che vi vivevano, che si ritrovarono costretti a tramutarsi in predoni per riuscire a sopravvivere, scegliendo come obbiettivi le ricche province romane, inondando le loro vaste frontiere non per brama di oro e conquista, ma per poter occupare territori fertili per allevare il bestiame e trovare cibo e acqua, finendo per occupare quasi quattro milioni di chilometri quadrati.

FONTEfanpage.it
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