La chiesa di Santa Marta è una chiesa monumentale di Napoli che si trova lungo il decumano inferiore all’incrocio di via San Sebastiano, proprio di fronte al campanile del monastero di Santa Chiara.
La navata vede ai lati sei altari in marmo del XVIII secolo identici tra loro. Sulla parete destra ci sono tre altari, dove possiamo ammirare: una tela di inizio Settecento di Giovan Battista Lama con la Vergine con San Giuseppe e San Gennaro, una di ignoto del Seicento che ritrae la Vergine con sant’Antonio da Padova e poi la Resurrezione di Lazzaro, datata 1651 di Giovanni Bernardino Azzolino; lungo la parete sinistra, invece, la prima tela è un San Nicola di Bari con un fanciullo cocchiere di ignoto autore della scuola di Stanzione risalente alla metà del XVII secolo, la seconda di Andrea D’Aste ritrae la scena della Crocifissione databile inizio XVIII secolo, la terza tela del 1651 ed è di ignoto autore, raffigurante San Luca che ritrae la Madonna.
La cripta della chiesa di Santa Marta, custodisce, tra Storia e leggenda, i resti umani dei ribelli dell’esercito di Masaniello: nel 1647 dopo la morte del loro capo Tommaso Aniello d’Amalfi si asserragliarono nell’edificio sacro ma vennero comunque trucidati a scoppiettate e a randellate in testa dalle truppe spagnole.
La leggenda di Marta che uccise il Tarrasco
Si narra che nella Provenza, da una grotta del fiume Rodano, un giorno apparve una creatura dalla testa di leone e il corpo di tartaruga spinata, una lunga coda affilata come spada, zampe enormi artigliate e piene di squame; la gente del posto lo chiamava Tarasque. Questo mostro devastò tanti villaggi provenzali uccidendo chiunque incontrasse, ma Marta non aveva paura di niente, aveva la sua fede che la proteggeva anche al cospetto di quella creatura mostruosa. Si racconta che Marta riuscì ad ammansirlo solo con le sue preghiere. Ad ogni Ave Maria che Marta recitava, il terribile Tarasque diventava sempre più piccolo fino a che divenne una piccola lucertola ormai innocua. Il piccolo essere fu portato in una gabbia in una città che da quel giorno prese il nome di Tarascona.
Ladislao I di Napoli detto il magnanimo riaffermò i suoi diritti al Trono d’Ungheria e nel 1399 rientrò a Napoli, da dove lo costrinse alla fuga Luigi d’Angiò; nel 1400 offrì come voto a Santa Marta una chiesa, proprio di fronte al campanile di Santa Chiara. L’edificio sacro fu affidato alla Confraternita dei discepoli di Santa Marta, i cui confratelli furono anche nobili, e viceré della città di Napoli. La chiesa ospita numerose mostre e, nell’approssimarsi delle festività natalizie è possibile ammirare le opere di bravissimi maestri presepiali nella Mostra di Arte Presepiale dell’Associazione Presepistica Napoletana.
Fonte articolo & foto: Luciana Pasqualetti, https://www.senzalinea.it/giornale/chiesa-santa-marta, 25 novembre 2017