Rubate, distrutte, dimenticate, le opere d’arte sono sempre esposte ai pericoli più vari.
Non c’è stata, almeno fino ad ora, epoca della Storia dove le più mirabili creazioni dell’Umanità siano state trattate con l’attenzione che meritano.
Per fortuna esistono persone che, per il loro amore per la bellezza, la loro dedizione al lavoro o per puro caso, riesco talvolta a salvare i capolavori a rischio.
È quello che è successo alla restauratrice Antonella Di Francesco, che, coinvolta nella pulizia e nel reintelaggio di un quadro appartenente ad una collezione privata, ha scoperto di avere tra le mani un tesoro.
La tela, che è finita nelle mani della restauratrice solo perchè caduta accidentalmente dalla propria sede, si è rivelata essere opera di Rembrandt.
Per la verità esistevano due copie dell’opera, conservate a San Pietroburgo e Göteborg, ma l’originale, un olio su carta applicata su tela risalente al 1632/33 con soggetto “L’Adorazione dei Magi”, pareva essere perduto per sempre.
Dopo 5 anni di studi e ricerche, il 22 Giugno 2021, la Fondazione Patrimonio Italia ha deciso di rivelare la scoperta all’evento “Rembrandt: individuare il prototipo, vedere l’invisibile”, all’Accademia di Francia di Villa Medici a Roma.
Intervistata da Fanpage, la restauratrice Antonella Di Francesco ha affermato: “Nel corso del mio lavoro può capitare una delle cose più belle della vita: la coscienza improvvisa di essere davanti ad un’opera di un autore molto grande che ti si rivela, che esce dalla sua zona opaca e ti sceglie per essere riscattato dall’oscurità. È questo il momento in cui bisogna vincere le vertigini capaci di farci sprofondare in quel meraviglioso senso di appartenenza alla storia. É un brivido che non ha pari, che vibra fino a trascinarti in un impulso irrefrenabile di morbosa curiosità. Non lo combatto e mi lascio portare dentro all’incantesimo”.
Purtroppo l’opera, che ha ricevuto una valutazione di 200 milioni di euro, è ora in un caveau a Milano e non potrà essere ammirata che dalla porta blindata della sua “prigione”.
(L’immagine in copertina è una foto della copia conservata a San Pietroburgo).