Salerno. Ravello
“Ravello è una canzone” recitava una vecchia melodia. Colori, odori, silenzio, il rumore dei passi che echeggiano riconducono ad un piccolo villaggio: una perla nella suggestiva costiera amalfitana.
Ravello è il luogo dell’anima per antonomasia, a una settantina di chilometri da Napoli, ti ritrovi in una dimensione altra come catapultato in un mondo a parte. Il tempo si ferma, tutto si rallenta e lo spazio ti si avvolge. 365 metri dal livello del mare, eppure sembra un paese sospeso e molto più alto per la privilegiata collocazione nel globo. Un luogo che unisce mare e monti, verde e azzurro nelle varie sfumature dettate dal tempo atmosferico.
Un clima piacevolissimo d’estate per quel fresco venticello che dalle 22 di sera ti restituisce l’agognato refrigerio dopo una calda giornata mai del tutto torrida. I 5 Km dal mare rende un luogo poco agevole per il vacanziero standard; 150 scalini per raggiungere Castiglione, lì il mare ti accoglie con colori tipici del verde smeraldo; la spiaggia, racchiusa tra due alti rocce che alle 16,00 rimane all’ombra. A Ravello non ci si va per fare mare se non per poche ore, perché non si vede l’ora di risalire e godersi il mare dall’alto aspettando il riflesso della luna e la costa illuminata di notte.
Scale, e scalini non è un posto da bici di passeggio; sentieri e gradevoli passeggiate attraverso limoneti profumati. Villa Rufolo e Cimbrone due luoghi d’incanto dal sapore anglosassone per la cura e la bellezza dei giardini.
Ravello è stata tappa apprezzata dai letterati del ‘grand tour’. Da virginia Woolf a D.H. Lourence, tantissimi i nomi illustri passati da qui fino ad oggi; Wagner ne è stato ispirato ritrovando a Ravello il suo giardino di Glingsor. Gore Vidal ne ha fatto per anni sua dimora per parte dell’anno in una villa cult arroccata nella roccia. Ho avuto la fortuna di visitarla avendo la sensazione di entrare nella storia vedendo le foto private dello scrittore politico statunitense insieme a John Kennedy; Jacky ha trascorso una vacanza con i suoi figli ancora bambini a villa Episcopio che fu ai tempi dimora di Vittorio Emanuele.
Ravello ha fascino in ogni stagione e per questo suo respiro internazionale, anche se non conosciuta dalla massa, ha una natura ibrida: paese, ma allo stesso tempo luogo elitario, rimane ed è un luogo per amatori. O la si ama profondamente o la si detesta. L’inverno non è una stagione rassicurante per il freddo e la nebbia che per dispetto ne nasconde la bellezza alla vista, così d’estate nei giorni di grande tasso di umidità. Ravello è da visitarla in primavera o in autunno quando l’aria permette di avere una vista netta, nitida, pulita.
Ma la cosa che rende Ravello speciale è la sua piazza, una vetrina sul mondo che passa e che resta. Le scale del Duomo o i poggetti lungo le abitazioni che delimitano la piazza ospitano i curiosi, i viandanti, i paesani e gli ospiti provvisori. ‘Ci vediamo in piazza’ una frase che ricorre solo in luoghi che hanno la possibilità di un punto d’incontro per socializzare, discutere, “inciuciare”.
Negli anni Ravello si è trasformata, ho avuto la fortuna di trascorrervi gli anni più belli: quelli della spensieratezza un paese a dimensione di bambino. La piazza diventa luogo di aggregazione. Negli anni ’70 Ravello già viveva i suoi lustri, ma ancora conservava la genuinità delle sue cadenze: la festa del patrono San Pantaleone, ancora oggi, con il miracolo del sangue sciolto il 27 luglio, i fuochi, le lucine negli alberi e intorno ai contorni delle case; i tappeti di fiori al Corpus Domini un giorno di festa per giovani ragazzetti dalla raccolta di fiori, alla realizzazione di quei tappeti e l’estate coi bagni da maggio a settembre, le nuotate, la chitarra sulle scale e a chiusura dell’estate la sagra dell’uva. Tre giorni di festa con chioschi, tini, giochi in piazza, caccia al tesoro, gimcane, tombolate e la tarantella, il ballo in piazza: tutto il paese ne era coinvolto e la tristezza di un’estate terminata.
Si viveva in comunità, tutto era condiviso come un grande villaggio vacanza. Il business, la politica, le quote stanziate per il festival, i grandi alberghi superstellati, il gourmet … oggi Ravello è luogo da wedding planner dai 4 matrimoni al giorno in media. Per anni si è adottata una politica che escludesse il mordi e fuggi di visitatori occasionali per divenire il mordi e fuggi di matrimoni di stranieri che rivedono il paese come luogo cristallizzato agli anni ’50 con tanto di mandolino. Allora la piazza si riempie di donne dal cappellino improbabile o da uomini in kilt oppure da chi lo fa più kitch divertente per un po’, ma alla fine delude anche l’amatore per gli schiamazzi dei festeggianti e le birre che scorrono. Allora forse Ravello ha perso la sua attrattiva di silenzi, riposo, non la sua bellezza? Bisogna solo cambiare stagione!