Il giorno della memoria è una ricorrenza internazionale: pochi giorni fa il 27 gennaio, come ogni anno è la giornata di commemorazione delle vittime dell’Olocausto, così denominato da una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1° novembre 2005. Il 27 gennaio, perché il 27 gennaio 1945 gli alleati, entrarono nei campi di concentramento e di sterminio nazisti per liberare quelle poche migliaia di Ebrei scampati al massacro. Essi si trovarono di fronte a loro un numero incredibile di cadaveri, morti di stenti o uccisi col gas, così i forni crematori e tutti gli arnesi della macchina criminale nazista. Un ricordo va anche agli internati che i nazisti cercarono in tutti i modi di portare via dai campi di concentramento originari ad altri campi, per sottrarre agli alleati le prove dei loro misfatti, costringendo migliaia e migliaia di prigionieri, prevalentemente Ebrei, a marciare in pieno inverno per centinaia di chilometri, per eseguire l’ultimo ordine del capo delle SS Heinrich Himmler. Chi non stava al passo in quelle marce o era moribondo veniva brutalmente ucciso.

Il 27 gennaio 2021, rappresenta, come ogni anno dal 2005, un momento di riflessione per l’umanità nella memoria di tutti quei morti (circa 6000.000 o molti di più, secondo alcune fonti). Da anni si parla dei sei milioni di vittime tra gli Ebrei: questa è purtroppo una cruda realtà, ma quasi mai si parla della “resistenza ebraica” alla oppressione dei nazisti. In effetti lo sterminio di massa perpetrato dai nazisti, “la soluzione finale” provocò una vera e propria resistenza sia in Germania che nei paesi Europei occupati.

Civili ebrei si opposero con le armi almeno in 100 ghetti della Polonia occupata e dell’Unione Sovietica. Per ben due mesi nel 1943 gli Ebrei del ghetto di Varsavia si opposero con le armi contro i carri armati nazisti, seppure muniti di sole bombe molotov e bombe a mano. Furono alla fine sconfitti quegli Ebrei ma il loro esempio rimarrà per sempre scolpito nella storia. Episodi similari si verificarono a Vilnius e Bialistok, dove Ebrei armati vendicarono il massacro di tanti loro familiari e amici.

Giovani a migliaia si rifugiarono nei boschi, dove si unirono alle unità partigiane sovietiche e dove formarono autonomamente altre unità combattenti che dettero filo da torcere ai nazisti. Prigionieri si sollevarono contro le guardie in tre campi di sterminio: a Treblinka nell’agosto 1943 e a Sobibor nell’ottobre 1943. Prigionieri, armati di armi sottratte alle loro guardie, attaccarono sia le SS che le guardie ausiliare ucraine. Diversi riuscirono a sopravvivere alla guerra. Nell’ottobre del 1944 ad Auschwitz – Birkenau membri della “sonderkommando” una speciale unità ebraica, si ribellarono alle guardie delle S.S., lasciando però sul campo centinaia di morti. Altre volte la resistenza ebraica si concentrò su azioni di salvataggio. Molti Ebrei combatterono nei movimenti di resistenza nazionali in Belgio, Italia, Francia, Polonia, Yugoslavia, Grecia, ecc., si opposero ai nazisti, anche a livello spirituale: crearono istituti culturali ebraici clandestini, continuarono ad osservare feste e riti religiosi. Pubblicarono giornali clandestini e salvaguardarono documenti importanti per la storia.

‘A questo punto vorrei anche portare un mio modesto contributo per far conoscere come alcuni miei parenti si sacrificarono e persero la vita in quei tempi.’ Vorrei ricordare alcuni familiari della famiglia Fiorentini di Roma. Una era Piera Fiorentini che a vent’anni circa fu arrestata a Roma nel 1943, perché era ebrea, e uccisa nel campo di concentramento nazista di Auschwitz. Vorrei anche ricordare il sacrificio di Claudio Fiorentini, figlio di Augusto Fiorentini.

Claudio Fiorentini nacque a Roma il 28/04/1926 e morì il 16/08/1944 ad Avezzano. Dopo aver sofferto le persecuzioni razziali del regime fascista, partecipò attivamente alla guerra di liberazione dopo l’armistizio del settembre 1943. Sfuggì alla deportazione e continuò la lotta di liberazione in Abruzzo in gruppo speciale “n° 1 special force” e partecipò a varie missioni aeree. Morì insieme a tutto l’equipaggio, a causa di uno scontro con un aereo nemico. Venne poi insignito della medaglia d’argento al valor militare e di varie altre medaglie. ‘Mio zio’ Carlo Manasse e il fratello Sandro, ebrei anche loro, si opposero con le armi ai rastrellamenti nazisti in Umbria e parteciparono attivamente alla guerra di liberazione dai nostri oppressori, riuscendo a sopravvivere alla guerra. Il ricordo di questi familiari e di molti altri ebrei massacrati nei campi di concentramento o uccisi nel corso di eventi bellici fanno riflettere. Famosi film come “Shindler List” o “Vincitori e vinti”, tratteggiano solo alcuni aspetti dell’ “olocausto”  o della Shoah. Nel secondo film “vincitori e vinti” rimane celebre il preventivo incontro tra il presidente del Tribunale di Norimberga (impersonato da Spencer Tracy) ed un gerarca nazista che ingenuamente gli chiede “cosa potevo fare”?, a sua discolpa. Immediata è la risposta del Giudice “avrebbe dovuto saperlo sin dal primo suo atto criminale”.

Molti di quei gerarchi processati accamparono inutili giustificazioni dei loro misfatti, ma non possiamo e non dobbiamo dimenticare le atrocità di cui si resero responsabili e le loro ignobili azioni. Anzi dobbiamo sempre vigilare affinché atrocità simili non si ripetano più per il futuro.

Fonte articolo: archivio COEC fondo antifascisti e partigiani ebrei in Italia 1922-1945.

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