Pochi giorni fa, sono stati conferiti i Premi Nobel 2018.

Nel dettaglio per la Chimica agli americani Frances H. Arnold e George P. Smith e al britannico Sir Gregory P. Winter per la scoperta dei ‘registi dell’evoluzione’; per la Fisica ad Arthur Ashkin, Gerald Gérard Mourou e Donna Strickland, per le ricerche che hanno aperto la strada alle applicazioni del laser in molti campi (tra cui la biologia) e per la Medicina a James P. Allison e a Tasuku Honjo per le loro ricerche sul freno naturale che riesce a bloccare l’avanzata dei tumori, sulle quali si basa l’immunoterapia.

Tale onorificenza fu creata da Alfred Bernhard Nobel, il famoso chimico e industriale svedese, inventore della dinamite e della balistite, il quale comprese che, a causa dello sconsiderato utilizzo delle sue creazioni, il suo nome sarebbe stato associato solo alla morte e al sangue e, nel tentativo di ripulire la sua memoria per i posteri, decise di istituirlo, nella speranza che fungesse da faro per le persone di buona volontà.

Dal 1901, anno della sua prima assegnazione, il Premio Nobel per La Pace è stato aggiudicato da figure come Marie Curie, suo marito Pierre e dalla figlia di entrambi, Irène Joliot-Curie (in periodi temporali diversi), da organizzazioni come la Croce Rossa, Amnesty International e Medici senza Frontiere e da enti legati all’Onu come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l’Unicef.

Ma tale, importante riconoscimento non è esente da critiche nella scelta dei vincitori: la concessione del premio ad Al Gore per il ruolo avuto nel film sul riscaldamento globale Una Scomoda Verità, è stato aspramente osteggiato, mostrando i limiti decisionali e politici su cui si basa la sua assegnazione.

Tale premio è davvero utile per supportare il bene dell’Umanità?

Meglio lasciare la risposta ai posteri.

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