Da secoli filosofi, teologi e scienziati sono chiamati ad esprimersi su una grande domanda: ciò che accade nel mondo è già determinato o abbiamo la possibilità di scegliere il nostro destino?
Le risposte e le interpretazioni sono state molteplici ed estremamente varie, vista anche la necessità di trovare soluzioni che si inserisse all’interno di sistemi interpretativi spesso complessi.
Grandi pensatori della predestinazione erano gli Stoici, ma anche la Bibbia contiene riferimenti a questa visione del mondo. Nel corso della Riforma protestante, cattolici e luterani si scontrarono duramente sul tema; se si volessero ridurre le ragioni della Guerra dei Trent’Anni alle sole dispute teologiche, si potrebbe dire che, per rispondere alla “fatidica domanda”, si sia combattuta una delle guerre più sanguinose della Storia.
Nell’ultimo secolo la scienza, o sarebbe meglio dire la fantascienza, ha virtualmente gettato una nuova sfida ai prelati riuniti al Concilio di Trento e ai filosofi dell’”Autarkeia”: la questione del viaggio nel tempo.
Mischiare due argomenti complessi come la dicotomia predestinazione\libero arbitrio e il viaggio temporale, potrebbe già star facendo girare la testa a qualcuno, ma una tale speculazione ci permette di vedere il problema da una diversa angolazione.
Per semplificare la trattazione, introdurremo due film: il famosissimo “Ritorno al futuro” del 1985 e il più oscuro “Predestination” del 2014.
Riassumendo la trama alle sole componenti essenziali, il primo racconta di un ragazzo che, a seguito di un viaggio indietro nel tempo e di danni provocati nel passato, una volta tornato, rischia di vedere scomparire la propria vita.
Il secondo è ben più ambiguo e talvolta apparentemente contraddittorio, ma visto che la sua particolarità sono i colpi di scena, se ne può spiegare metaforicamente la trama come il tentativo di rendere estremamente complicata la domanda: nascerà prima l’uovo o la gallina? Per fare ciò si introduce il paradosso secondo cui una gallina, portata nel passato, possa generare l’uovo da cui nascerà essa stessa.
In “Ritorno al futuro” il protagonista agisce in un mondo dettato dal libero arbitrio. La possibilità di scegliere fa sì che egli possa effettivamente influire sugli eventi già svoltisi, cambiando ciò che avverrà (anche più volte) fino ad ottenere il risultato sperato.
Questo lascia spazio a forti problematiche: che ne è dei futuri scartati? Cosa succede a coloro che vivono in un filone temporale che il nostro protagonista-Dio ha considerato sconveniente per i propri scopi futuri? E ancora, come è possibile che solo lui continui ad essere chi è, anche se tutto ciò che lo ha portato ad essere in tale modo è mutato?
Il mondo di “Predestination” è, invece, un mondo deterministico. Tutto ciò che deve avvenire, avviene per necessità e, anche chi volesse provare a cambiare il corso degli eventi tornando indietro nel tempo, finirebbe inevitabilmente per partecipare dell’unico possibile modo di svolgersi di questi.
In un universo così concepito, chi volesse, ad esempio, andare indietro per parlare con un più giovane sé stesso, scoprirebbe di aver effettivamente già vissuto tale incontro nella propria giovinezza.
Il presente non è la parte in costruzione di una nuova via, ma solo un punto qualsiasi di una strada già da tempo ultimata.
Probabilmente non sarà uno di questi film a permetterci di scoprire se il mondo reale è retto dal libero arbitrio o dalla predestinazione, ma è innegabile il contributo che una buona fantascienza può dare, da una parte alla divulgazione di problemi estremamente complessi ed interessanti, dall’altra alla simulazione di questi stessi perché gli spettatori più attenti possano verificarne la logica.