Domenica del 6 gennaio 1980, in Via della Libertà a Palermo, entrato in auto con la famiglia per andare a Messa, un sicario si avvicinò al finestrino e sparò dei colpi di pistola.
Fu l’ennesimo attentato alla Stato ma fu l’uccisione del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella. Ieri sera RaiUno ricorda l’onesto cittadino e servitore dello Stato che perse la vita ucciso dalla mafia e della corruzione dell’epoca.
Oggi la commemorazione davanti al luogo dell’eccidio, dove 40 anni fa fu stato assassinato il fratello del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Erano presenti anche i familiari, tra cui figli e nipoti di Mattarella, quali cariche del governo il ministro del Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, il governatore Nello Musumeci, il presidente dell’Assemblea siciliana Gianfranco Miccichè, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in queste ore sta seguendo la seduta solenne a Palazzo Reale a fianco di Maria e Bernardo, figli del fratello Piersanti. La seduta è stata aperta dal presidente dell’Assemblea siciliana, Gianfranco Miccichè, dopo l’inno nazionale.
L’uomo politico della Democrazia Cristiana, dopo l’omicidio di Peppino Impastato Mattarella si recò nella città per la campagna elettorale comunale pronunciando un durissimo discorso contro Cosa nostra, denunciando anche i corroti della propria giunta regionale.
Il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, nel libro Per non morire di mafia, ha scritto che Piersanti Mattarella «stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. La sua politica di radicale moralizzazione della vita pubblica, secondo lo slogan che la Sicilia doveva mostrarsi ‘con le carte in regola’, aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola».