Da diversi anni, negli ospedali francesi, si aggira uno stallone dotato di straordinarie capacità empatiche che fa visita ai malati dei reparti di geriatria, pediatria, Alzheimer, psichiatria e cure palliative.
Peyo – questo è il nome del cavallo – accompagnato ogni volta dal suo cavaliere, Hassen Bouchakour – che ne ha scoperto la particolare sensibilità – che lo spinge ad essere docile ed affettuoso con le persone più fragili, deboli o malate, che si tratti di un problema fisico o psicologico.
Dopo che Hassen ha notato l’attitudine di Peyo, nel tentativo di comprenderla, ha scelto di interpellare diversi specialisti sanitari, e 300 ricercatori, in seguito, hanno sviluppato appositi protocolli sanitari legati all’osservazione in ambiente medico e all’accompagnamento dei pazienti alla fine della loro vita fino all’ultimo respiro.
Normalmente è il cavallo che sceglie il suo paziente, per poi avvicinarsi e coccolarlo; Hassen si limita a seguirlo, accompagnandolo dove decide di andare e verso chi decide di donare il suo affetto, ma prima di poter entrare in ospedale, Peyo deve sottoporsi a un protocollo molto rigido.
Ogni volta deve essere pulito, rasato, disinfettato per poter salvaguardare l’igiene del luogo, per poi venire portato nel corridoio dell’ospedale e accompagnato da un team di medici, che osserva come riesce ad apportare sollievo e dolcezza ai pazienti, che riescono a farsi ridurre gli ansiolitici.
Finora, nessuno è riuscito a spiegarsi la capacità manifestata dal cavallo, nonostante 4 anni di ricerche e osservazioni – durante i quali sono stati testati più di 500 cavalli – che non hanno portato a risolvere in alcun modo il mistero.
L’unica ipotesi supportata si basa sulla frequenza vibratoria emessa dal corpo: migliore è la salute del soggetto, maggiore è tale frequenza; forse questo spiega la connessione particolarissima tra un paziente e questa creatura eccezionale.
Una tale storia ci invita a riflettere su elementi come tenerezza, cura, vicinanza e ascolto; valori che ormai stanno scomparendo e diventano sempre più difficili da sviluppare e mantenere vivi, in una società sempre più frenetica e individualista come la nostra.