In un prezioso manoscritto della Biblioteca Brancacciana si legge: «I speziali son così furbi, che spremono sino l’erba del muro, per averla per antidoto. Tutti poi son medici e ognuno si spaccia per primo uomo del mondo». Il testo si riferisce all’epidemia di peste del 1656 che colpì tutta l’Europa, ma con maggiore diffusione nel Regno di Napoli. Qui, infatti, la peste provocò 240.000 vittime su un totale di 450.000 abitanti.
L’epidemia si diffuse all’inizio dell’anno 1656 per concludersi definitivamente verso la fine dello stesso anno, anche se notevoli miglioramenti si ebbero già in estate grazie alle forti piogge che aiutarono le condizioni igienico sanitarie, molto precarie a quei tempi. Proprio come è accaduto con l’attuale pandemia di Coronavirus, ad aggravare l’evolversi della situazione fu il ritardo delle istituzioni nel prendere dei seri provvedimenti per evitare la crescita esponenziale del contagio. Anche allora, come adesso, furono vietati gli assembramenti e le pubbliche manifestazioni.