Napoli. Da poco è partito il modulo di Arte secondo anno, che vede coinvolti un gruppo di ragazzi dai 10 ai 13 anni della scuola Adelaide Ristori, guidato dal Maestro Marco Fiore e due insegnanti della scuola: Innocenzo Calzone e la scrivente.
Il percorso nasce dalla profonda convinzione, che mai come oggi, il nostro compito di formatori è di educare alla bellezza. Le giovani menti, presi da ritmi frenetici organizzati dagli adulti tra scuola, palestra, o giochi elettronici, social e altro hanno spesso lo sguardo basso, non si soffermano su ciò che hanno intorno.
La nostra città offre un patrimonio inestimabile di bellezza, non intesa propriamente per gli elementi architettonici, ma, per chi vuole vederla è intrisa di luci ed ombre contrastanti che rendono la visione di una bellezza ancora inesplorata. Quest’anno abbiamo pensato ad un percorso nei chiostri, luoghi privilegiati per la caratteristica che li contraddistingue fatta di serenità, silenzio, riflessione, preghiera, storia; luoghi che personificano la contraddizione di questa città riversata nei rumorosi e affollati vicoli poco illuminati, caotici che hanno anche loro un grande fascino.
Da quei vicoli in un istante ti immergi in un’altra dimensione fisica e mentale: il chiostro, una vera e propria oasi in un deserto di frenesia isterica dilagante. La nostra sfida di questo laboratorio è proprio far conoscere ai piccoli che vivono un quartiere a rischio come Forcella, l’esperienza di pace, di serenità, di meditazione attraverso il disegno di dettagli che a loro colpiscono, ma che in realtà nasconde l’intento di educarli all’attesa, al desiderio, alla pazienza, ma anche alla noia di tempi vuoti da colmare con la propria fantasia in libertà in contrapposizione alla moderna consuetudine di costruire noi adulti il loro tempo riempiendoli di azioni cadenzate.
Troppo spesso, negli ultimi anni ai ragazzi difficili, gli si propongono attività sportive o ludiche, per incanalare le loro energie che invece andrebbero governate sublimate ad una sensibilità di conoscenza e di riconoscenza del bello soprattutto, ciò ci può rendere in pace con il mondo. Lo sport, di alti fini pedagogici, dovrebbe essere un completamento ritornando al pensiero degli antichi greci, ma non sovrapporsi alla cura della mente e della cultura che è la vera arma di sensibilizzazione verso scelte giuste nella vita.
Questi ragazzi, più di altri, se stimati, restituiscono una sensibilità e un potenziale non sempre richiesto. Nonostante i nostri intenti, i ragazzi ci sorprendono sempre e non solo a noi, oggi nel chiostro di San Lorenzo hanno stupito turisti ed addetti alla gestione del luogo che ci hanno gratuitamente ospitato, forse con qualche timore visto che si trattava di trenta ragazzetti di una scuola ritenuta a rischio ed invece sono volate due ore di silenzio, attenzione, rispetto del luogo e soprattutto tutti hanno espresso il loro stato d’animo attraverso la matita, ognuno rilevando liberamente dettagli invisibili ai più.
Ed è solo l’inizio!