Palma d’oro agli Awards di Hollywood (Oscar come miglior film, miglior regia e migliore sceneggiatura); ci deve pur essere una ragione.
Il regista si è rivelato un vero mago della macchina da presa con scene geniali e di straordinario effetto, oltre a sviluppare una sceneggiatura che scava nelle emozioni più profonde dello spettatore, durante le due ore e passa di proiezione.
E’ il gioco brutale delle disuguaglianze di classe nella società tanto coreana quanto globale.
E’ la contrapposizione stridente tra un seminterrato umido, marcescente, abitato da una famiglia che in qualche modo deve sbarcare il lunario e la sontuosa residenza di un ricco manager e della sua famiglia, dove tutto è lindo, liscio, perfetto. E quando, con diversi stratagemmi, la vita dei poveri si infiltra e si integra in quella dei ricchi, la storia prende una piega sconvolgente, tra situazioni paradossali e iperboli narrative.
E’ in definitiva la lotta di classe raccontata al di fuori di bandiere e ideologie.
La colonna sonora è accattivante tra Mozart e una grande sorpresa: una “In ginocchio da te” di Gianni Morandi, canzone tanto conosciuta e apprezzata dal regista da inserirla in una sequenza chiave del film.
Con una direzione simile, gli attori, tutti coreani, non potevano che esprimersi al massimo.
Il cinema orientale si conferma di assoluta avanguardia, per i suoi contenuti etici ed estetici.
Assolutamente da non perdere.