Napoli ha un fascino particolare intriso di mistero e di storie e racconti che ammaliano chiunque le ascolti. Queste leggende e queste verità storiche possono essere paragonate ai suoi anfratti che accompagnano segretamente in luoghi nascosti, coperti da strati di ricordi e polvere, e che grazie agli aneddoti riemergono in superficie nelle stradine al sole. Nel corso dei secoli innumerevoli le testimonianze storiche ci sono state tramandate grazie a grandi autori, tra cui spicca Benedetto Croce, che seppe tessere scenari straordinariamente intensi, in particolare, sul testo ‘Storie e Leggende Napoletane‘. In questa opera, non possiamo non ricordare l’evento legato al Pozzo di Santa Sofia e della Conquista Aragonese della città partenopea.

Il XV secolo tutt’ora è ricordato come uno dei periodi storici più tumultuosi del Regno di Napoli, per la crisi dinastica che portò la nobiltà napoletana ed il popolo nel panico più totale, in quanto Giovanna II D’Angiò morì senza eredi, generando una profonda incertezza sul futuro della corona. Va ricordato che il popolo oramai covava idiosincrasia nei confronti dei reali francesi. Salì al trono per pochi anni Renato d’Angiò ma che vide il 2 giugno del 1442, Alfonso d’Aragona V entrare e conquistare la città. rivendicandone il titolo di regnante quale già detentore della corona del Regno di Sicilia (da anni in piena secessione).

L’assedio aragonese, secondo il Croce, fu un vero e proprio bagno di sangue che tormentò la coscienza di re Alfonso, ed allora il sovrano aragonese giocò d’astuzia sfruttando metodi da guerriglia, decidendo di non passare per le impenetrabili mura che cingevano la città, ma attraverso un pozzo posizionato in una botteguccia di Santa Sofia,  proprietà di un umile sarto. grazie a questo escamotage riuscì ad irrompere per le strade con un’avanguardia che aprì la porta cittadina facendo entrare l’intero esercito spagnolo.

Fu così che gli aragonesi assaltarono il Castel Nuovo (oggi Maschio Angioino), provocando la morte di molti napoletani, mentre il re francese fuggì. Alfonso entrò a Napoli trionfante, senza nemmeno nascondere il segreto del suo successo, e ricompensando generosamente il sarto e i cittadini che l’avevano assistito nell’impresa. Non si ha la precisa collocazione della bottega (forse una scelta di interesse politico-militare) eppure si racconta che tale luogo sia stato tramandato di generazione in generazione almeno fino al XVIII secolo.

Fonte foto: commons.wikimedia.org

FONTEgrandenapoli.it
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