Dopo l’immunosoppressore Tocilizumab, che si è dimostrato in grado di bloccare la cosiddetta “tempesta di citochine” che il coronavirus riesce a scatenare nei pazienti più gravi, un altro farmaco antivirale, in grado di far recuperare il 30% più velocemente rispetto all’uso di un placebo, è stato testato con un tasso di mortalità inferiore, anche se con uno scarto di percentuale piuttosto basso.
Il Remdesivir, farmaco antivirale prodotto dalla casa farmaceutica Gilead Sciences, è stato sperimentato dall’Istituto Nazionale di allergie e malattie infettive (NIAID) statunitense, con uno studio su oltre un migliaio di pazienti positivi, ricoverati in una settantina di ospedali dislocati tra Europa, Asia e Stati Uniti.
Inizialmente sviluppato allo scopo di combattere l’Ebola e il virus Marburg – dando risultati significativi in laboratorio contro i coronavirus di tipo SARS e MERS – il Remdesivir è stato testato lo scorso 21 febbraio da una squadra di specialisti del Medical Center dell’Università del Nebraska (UNMC), i cui dati sono stati analizzati da un comitato di monitoraggio indipendente, che ha potuto osservare in undici giorni il tempo di guarigione dai sintomi, nonostante un tasso di mortalità dell’8%.
Per il direttore dell’Istituto Nazionale di allergie e malattie infettive (NIAID) Anthony Fauci, che si ritrova anche a capo della task force messa in campo dalla Casa Bianca per contrastare l’emergenza coronavirus, “i dati mostrano che il Remdesivir ha un effetto netto, significativo e positivo nel ridurre i tempi di recupero, sebbene un miglioramento del 31 percento non sembri un KO al 100 percento, è una prova molto importante poiché ha dimostrato che un farmaco può bloccare questo virus”.