Quando, studiando la nascita della civiltà, si passa per l’invenzione rivoluzionaria dell’agricoltura, si parla spesso di quattro “culle della civiltà“.
In questi luoghi, circa 10.000 anni fa, vari gruppi umani si resero conto della possibilità di addomesticare e fare crescere le piante che sarebbero a loro servite.
L’invenzione dell’agricoltura, che obbligava gli uomini a stanziarsi in un luogo, liberò un gran numero di vite dalla necessaria ricerca del cibo, creando le prime società complesse. Queste “culle” sono state identificate in Medio Oriente (da cui l’agricoltura è arrivata in Europa), in Cina, in Messico e nelle Ande.
La novità è che sembra sia stata trovata una nuova area ovvero la foresta Amazzonica. Secondo lo studio, nello stesso periodo in cui nascevano le altre “culle della civiltà”, anche in Amazzonia almeno un gruppo umano iniziò a coltivare la manioca e la zucca, che, uniti ai prodotti della raccolta e della caccia (che erano ancora importantissimi), rendevano la dieta dei primi uomini molto più completa.
Ma come è stato possibile fare questa scoperta in un’area impervia come quella?
Attraverso il telerilevamento, ossia una tecnica che consiste nello scattare foto satellitari molto dettagliate, e allo studio intuitivo degli antropologi.
La foresta aveva un aspetto troppo regolare per non essere stata modificata dagli esseri umani, con veri e propri lotti rettangolari, che hanno portato sul campo ad analizzare i “fitoliti“. Questi ultimi sono composizioni di silice che si formano con la decomposizione della pianta e soggetti a decadimento radioattivo. Con questa tecnica è stato possibile individuare il tipo di pianta (ogni pianta rilascia un “fitolite” diverso), il periodo in cui è cresciuta e la sua abbondanza relativa (che ha suggerito la presenza di vere e proprie piantagioni).
Questa scoperta, se verificata e confermata, potrebbe sconvolgere la nostra concezione della nascita della civiltà, gettando ancora una volta il mondo “occidentale” dal piedistallo su cui si è posto.