Come sempre Napoli, e nella fattispecie la sua Biblioteca Nazionale, rappresenta uno scrigno da cui emergono gioielli, quali l’ultimo ritrovamento di un documento risalente probabilmente all’autunno 1816 che reca la firma di Giacomo Leopardi.
Il testo non fu mai pubblicato dal poeta e si tratta della recensione dell’opuscolo “L’ombra di Dante”, visione in terzine di Giuliano Anniballi stampato a Loreto nel 1816. Lo scritto è stato ritrovato nelle autografe di Giacomo Leopardi da Christian Genetelli, professore ordinario di letteratura e filosofie italiane all’Università di Friburgo (Svizzera), nonché membro del comitato scientifico del Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati.
A dare la notizia è stato lo stesso studioso in un volumetto che uscirà in questi giorni a Milano dal titolo “Un’inedita e ignota recensione di Giacomo Leopardi (‘L’Ombra di Dante’)”. Genetelli spiega l’inedito e lo colloca in un periodo di febbrile attività dell’autore appena diciottenne, fresco di conversione letteraria, dove il Sommo Vate ha un posto privilegiato nella sua poetica del Primitivo.
Secondo il professr Genetelli si viene così “ad arricchire il corpus delle opere leopardiane non sul versante dell’incompiuto, dell’appunto o dell’abbozzo, ma su quello dei testi finiti, pronti per la stampa, anche se poi rimasti inediti (e tuttavia conservati e portati con sè dall’autore fino a Napoli, fino alla sua ultima dimora)”.
Ma che dire del termine “ombra” nell’Inferno di Dante?
Il concetto dell‘ombra rappresenta uno dei punti cardini intorno al quale Dante ha creato il suo “oltremondo” e l’Enciclopedia Dantesca elenca soprattutto tre significati a cui il termini viene associato.
- L’ombra, nella sua accezione più semplice, rappresenta la mancanza di luce diretta e pertanto viene fondamentalmente contrapposta alla luce del sole e della luna.
2. Più spesso viene ad indicare una forma proiettata da un corpo, animanto o inanimato. Abbiamo ad es. l’ombra dei corpi celesti, dei colli, della montagna del purgatorio e l’ombra di un corpo umano, come quella di Dante che desta stupore agli occhi delle anime purganti. L’assenza dell’ombra di Virgilio fa invece temere al poeta di essere stato abbandonato dalla sua guida.
3. Nel terzo significato troviamo la parvenza corporea attribuita da Dante alle anime dell’oltremondo, cercando di capirne la natura e la consistenza, il modo in cui appaiono, come interagiscono tra di loro e con il mondo che le circonda. Il termine di “ombra“ finisce per coincidere con quello di anima, in quanto l’ombra rappresenta la forma con la quale le anime si presentano a Dante.