Fino all’ occupazione napoleonica le ore della giornata erano divise in quattro gruppi di sei ore. Era una prerogativa quasi esclusivamente dei territori italiani ed era detto “sistema romano”.
Questo sistema era in vigore fin dal XII secolo ed era dovuto all’ influenza del papato che governava su quei territori. Le ore della giornata erano scandite sul tempo del lavoro, del riposo e delle preghiere. Molti orologi a sei ore sono ancora visibili, la maggior parte non funzionanti, sui campanili, facciate di chiese, torri e palazzi presenti soprattutto nell’ antico stato pontificio e nell’Italia meridionale del cattolicissimo Regno di Napoli. Sicuramente il più famoso e rappresentativo degli orologio a sei ore è quello situato sul torrino del Quirinale, l’antica sede dei papa re.
Con la presa di Roma da parte delle truppe napoleoniche, i principali orologi pubblici vennero trasformati da 6 a 12 ore. Col sistema romano la giornata cominciava con “l’Ave Maria della sera”, cioè circa mezz’ora dopo il tramonto (più o meno le 19 di oggi, e non con la mezzanotte come il sistema attuale) e finiva dopo 4 giri (24 ore) dell’orologio, alle 19 del giorno successivo.
Per capire che ore erano, occorreva guardare l’unica lancetta. Per esempio, se la lancetta era posta esattamente sulla cifra “VI” (sesta) avevamo quatto possibilità di orario rispetto a quello 12 ore che ne ha solo due (sei del mattino o sei del pomeriggio …..in quello a sei ore potrebbe indicare le 6 del mattino o mezzogiorno o le 6 del pomeriggio o mezzanotte).
Nell’orologio a sei ore la lancetta compie un giro completo dopo sei ore, appunto, e la sua funzione era solitamente quella di indicare, con il suono delle campane, le ore.
In origine il meccanismo era dotato di una sola lancetta metallica, tradizionalmente decorata con motivi simbolici ed evocativi del Sole e degli astri. Come si faceva a sapere quale dei quattro orari fosse quello giusto? Bisognava guardare il cielo e così non confondere il giorno con la notte.
Il sistema francese
All’incirca dal 1750 il sistema orario “all’italiana” o “romano” sarà sostituito da quello alla “francese” molto più pratico, che si mantenne anche dopo la fine dell’occupazione napoleonica. Quindi da allora, come in seguito in tutto il resto di Europa e poi del mondo, fino ai giorni nostri si utilizzerà il sistema francese a 12 ore, che calcola l’inizio di un nuovo giorno alla 12a ora della notte.
Le popolazioni degli stati italiani, per secoli avevano contato la prima ora di un giorno “ab occasu solis” (al tramonto del sole ) dopo il suono della “ventiquattresima ora”, che corrispondeva alla fine del lavoro e all’ inizio delle preghiere serali, subito si adeguarono al più semplice sistema.
Gli orologi a sei ore a Napoli
I principali orologi a sei ore presenti nella città di Napoli:
1) Basilica di Santa Maria della Sanità
2) Chiesa dei Girolamini
3) Chiesa di Santa Maria di Montesanto
4) Certosa di San Martino
5) Chiesa di Santa Maria del Soccorso all’Arenella
6) Palazzo del Conservatorio dello Spirito Santo
Basilica di Santa Maria della Sanità
Questa Basilica, costruita nel rione Sanità sopra ad una più antica chiesa, ingloba le catacombe di San Gaudioso. Presenta una facciata esterna, realizzata con decorazioni in stucco risalenti agli inizi del Settecento ed è affiancata da un alto campanile, costruito intorno al 1614. Proprio sul fronte di questa torre campanaria è possibile ammirare un orologio in maiolica, caratterizzato dal tipico sistema orario a sei ore, che fu aggiunto successivamente all’edificazione del campanile stesso.
Chiesa dei Gerolamini
“Ora veniamo alla Chiesa dei Gerolomini che è nobile e maestoso tempio della nostra città; secondo la testimonianza de la Lande* non solo è il più bello, ma uno dei più ragguardevoli che aveva veduti essere in Italia “ (Gaetano Nobile) * Il Voyage d’un François en Italie (Joseph Jérôme Lefrançois de Lalande)
Situata nell’omonima piazza lungo il decumano Maggiore, l’attuale via dei Tribunali, fu costruita nel 1586 dai seguaci di San Filippo Neri.
È stata recentemente restaurata e riportata all’antico splendore Ai lati è delimitata da due campanili gemelli dotati di orologi (uno solare e uno a sei ore) sulle cui trabeazioni sono poste le statue di Pietro e Paolo, iniziate da Cosimo Fanzago e ultimate dal Sanmartino.
Un altro esemplare di orologio a sei ore si trova all’interno del Chiostro Grande del convento annesso alla chiesa, detto “degli Aranci”, proprio perché vi erano coltivazioni di agrumi. La Chiesa è una delle più belle e suggestive della città per le sue decorazioni in oro, marmi e madreperla che le valsero il titolo di Domus aurea. Sicuramente è fra le opere più significative del barocco napoletano.
Chiesa di Santa Maria di Montesanto
“…..la chiesa di S.M. di Monte Santo, fondata da PP. Siciliani, collocandovi un’ Imagine, copia di quella, che hano in Sicilia, sono questi PP. della riforma de ‘ Carmelitani, dicendosi del primo istituto dal Monte Carmelo, vi venero per fondare un convento….(…) col modello di Pietro di Mariafecero la chiesa ,e conventino, e col disegno del Lazzeri la cupola….” (Domenico Antonio Parrino)
La Chiesa di Santa Maria di Montesanto e l’annesso monastero vennero costruiti da una comunità di Carmelitani siciliani originari di Montesanto. Il progetto era dell’architetto Pietro De Marino, ma i lavori vennero completati da Dionisio Lazzari. Notevoli e rappresentativi la sono la cupola del 1680 e gli stucchi della facciata, di Angelo Viva che raffigurano la Madonna del Carmelo. La chiesa era nota in città soprattutto perché era la sede dei Maestri di Musica della Real Cappella Reale. Infatti in una delle sue cappelle sono sepolti molti noti musicisti del Barocco Napoletano fra cui Alessandro Scarlatti, Leonardo Leo, Pasquale Cafaro.
Certosa di San Martino
La costruzione della Certosa di San Martino risale al Trecento ed è opera dell’architetto e scultore senese Tino di Camaino. Successivamente nella metà del ‘600 sarà completamente ristrutturata secondo i canoni barocchi che tuttora la caratterizzano, dal grande architetto Cosimo Fanzago.
Un ulteriore restauro fu eseguito e agli inizi del’ settecento dall’ architetto Nicola Tagliacozzi Canale, famoso creatore di apparati scenici. Con quest’ultimo intervento il complesso monacale raggiunge il massimo del suo splendore, integrando e costruendo uno dei più belli e grandiosi apparati religiosi del regno. Scrigno di immensi tesori artistici e di una spettacolarità eccezionale, sarà annoverata fra i migliori esempi di arte e architettura barocca del mondo. La sua complessa e armonica articolazione spaziale comprende circa cento sale, due chiese, un cortile, quattro cappelle, tre chiostri, giardini pensili e vari altri spazi ancora.
Nella struttura sono perfettamente conservati tre orologi solari molto antichi, che scandivano il tempo dei certosini e ne favorivano le attività di preghiera. Nel Chiostro principale si trova il grande orologio con il quadrante a sei ore. La certosa con le sue incommensurabili bellezze è oggi un museo cittadino ed una delle migliori attrazioni turistiche di Napoli.
Napoli- Certosa di San Martino Chiostro
Palazzo del Conservatorio dello Spirito Santo
Napoli – Conservatorio dello Spirito Santo
” ….Sotto il Cardinale Alfonso Carafa fu cominciata la fabbrica della Chiesa , e Consevatorio, in cui nel 1564 si diè principio a rinchiudervi le dette fanciulle pericolanti, giunte poi al numero di 400 restando in loro balia o di quivi monacarsi, o prender marito, nel quale caso dava loro il luogo cento scudi per dote….” (Giuseppe Sigismondo)
Un altro esempio di orologio a sei ore lo troviamo all’interno del cortile del Palazzo del Conservatorio dello Spirito Santo, lungo via Toledo, oggi una sede della Facoltà di Architettura dell’Università di Napoli.
Il complesso nasceva dall’unione di tre grandi strutture: la Chiesa, il Conservatorio delle fanciulle povere e il conservatorio delle “pericolanti“.
Il Conservatorio delle fanciulle, costruito nel 1562, era diviso in due fabbricati divisi da un cortile posto a destra e a sinistra della chiesa. Questa ripartizione era funzionale all’uso del fabbricato: una parte ospitava il Conservatorio delle fanciulle povere, l’altra il Conservatorio delle figlie delle prostitute, la cui “conditio sine qua non” per essere accolte in questa strutture era quella di essere illibate. A tutte le fanciulle raggiunta la maggiore età si dava la possibilità di “monacarsi “ o in caso fossero richieste in sposa, era fornite di una dote di 100 ducati.
Chiesa di Santa Maria del Soccorso all’ Arenella
Napoli – Chiesa di Santa Maria del Soccorso
La chiesa di Santa Maria del Soccorso all’Arenella fu edificata alla fine del ‘500; fra le sue peculiarità figurano ben due grandi orologi con quadrante a sei cifre di manifattura settecentesca, con un bel fondo di pregiate maioliche napoletane bianche, azzurre e gialle. Il quadrante di destra è meglio conservato. La chiesa è stata la prima parrocchia del Vomero-Arenella.
La struttura è stata completamente rimaneggiata e abbellita nel Settecento, ma ha subito un disastroso restauro nel Novecento per cui sono andati persi molti dei pregevoli elementi barocchi del suo interno. Nei pressi di questa chiesa sorgeva la casa natale del famoso pittore napoletano Salvator Rosa.
Bibliografia
Gaetano Nobile, Descrizione della città di Napoli, ed.1863 (copia anastatica)
A.A.V.V., Napoli sacra, Elio De Rosa Editore 1994
Giuseppe Sigismondo, Descrizione della città di Napoli, Copia Anastatica 1788 Ed. Arnaldo Forni 1989
Domenico Antonio Parrino: Napoli Città Nobilissima, e fedelissima, Copia anastatica MDCC
Antonio La Gala, Il Vomero e l’Arenella, Alfredo Guida Editore 2002
Internet: Wikipedia
Note :
Questo articolo è un rielaborato dello stesso autore già pubblicato sul magazine “Whipart.it”del 4 novembre 2023.
Credenziali Fotografiche
Le immagini di questo articolo fanno tutte parte dall’ archivio personale dell’ autore tranne quella relativa all’ orologio del Quirinale tratta da Wikimedia Commons: –L ‘archivio di file multimediali liberi