Inaugurate le prime due tappe del progetto ‘Nafricapoli’ di Nicholas Tolosa, presso l’Istituto Superiore Artemisia Gentileschi in via Nuova Agnano 30 a Napoli e presso il Parco Corto Maltese in via Hugo Pratt, Napoli. Le opere sono curate da Davide Sarchioni e Simona Gamberini fanno parte di un ampio progetto patrocinato dal Comune di Napoli e dall’Università di Salerno con cui l’artista intende realizzare sul territorio napoletano.
Scrive Davide Sarchioni, uno dei due curatori:” ‘Kito’ e ‘Rashid’ sono i nomi propri di persona di origine africana che danno il titolo ai due grandi dipinti inediti appositamente realizzati da Nicholas Tolosa nell’ambito del secondo step del suo nuovo progetto i Nafricapoli. Il giovane e talentuoso artista utilizza le immagini potentemente evocative della sua pittura per veicolare un messaggio di fratellanza e di accoglienza che accomuna due popoli e due culture apparentemente diversi e distanti: gli abitanti di Napoli e i nativi dell’Africa che risiedono nella città partenopea, storicamente legata a vicende di integrazione sociale e di convivenza multietnica.
Questa idea di collocare i suoi dipinti all’esterno contaminando gradualmente diverse aree della città, costituendo un unico itinerario visivo, punta alla riflessione in grado di sollecitare visioni condivise.
Il curatore continua: “… memore della pittura di certe avanguardie dei primi del Novecento, come della cultura pop o dei linguaggi della street-art, l’artista dà luogo a un’attualissima tipologia di realismo simbolico dove il solo impiego delle tonalità del bianco, del nero e dei grigi amplifica al massimo grado la forza espressiva di ogni opera e il suo valore di verità”.
Un’integrazione che vien sancita e sottolineata dalla radicata, storica ed attuale, concezione napoletana della maschera di Pulcinella in fusione con quelle tribali africane.
Infine, il curatore Sarchioni conclude: ” ‘Nafricapoli’ non è un progetto destinato a essere racchiuso entro le mura di una galleria o di un museo, ma si rivolge alla quotidianità della gente comune. Le stesse opere, sia nelle dimensioni sia nella loro impaginazione visiva, suggeriscono la concezione di un’arte che non può restare confinata in un proprio contesto intellettuale, ma deve aprirsi alla vita quotidiana per comunicare e interagire con la realtà attraverso un’azione pratica”.
(fonte e photo: comunicato stampa Università di Salerno)