Dagli albori del mondo l’uomo si è dato molto da fare per imparare, conoscere la natura e il pianeta Terra, arrivando spesso a scoprire cose inattese ed eccezionali. Ha cercato in ogni modo di mappare terre, mari ed oceani, ma non è mai riuscito a completare le sue scoperte. Ha affrontato peripezie e sacrifici progettando lanci di missili, di sonde nello spazio intergalattico, ma ancora non conosce tutto il pianeta ove vive. La conoscenza della natura è sempre in movimento e non finisce mai!
Forse l’uomo non conosce ancora il 60% del pianeta. I fondali marini non sono stati mappati completamente; l’uomo ne ha mappato soltanto un 5%, una percentuale veramente minima. Per questo sporadicamente c’è qualche scoperta eccezionale che ci fa solo comprendere quanto siamo lontani da una completa conoscenza della Terra. In questa opera di ricerca scientifica continua, si distinguono primarie università statali e l’INGV, cioè l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Giornali e televisioni hanno dato rilievo alla recente notizia relativa all’incredibile scoperta di tre vulcani sottomarini nel mar Tirreno al largo delle coste calabresi, tra Scalea e Diamante. Hanno dato persino dei nomi a questi tre vulcani, cioè Ovidio, Diamante ed Enotrio.
Il vulcano a cui è stato dato il nome di Ovidio risulterebbe costituito da almeno cinque vulcani di grandezza variabile. La datazione relativa allo sviluppo dei tre vulcani si aggira dai 780.000 a 20.000 anni fa. Al contrario del vulcano sottomarino Marsili, i tre vulcani oggi sono da considerare spenti, quindi non più attivi. La distanza dei tre vulcani dalla costa calabrese è di appena 15 chilometri. Sarebbero la conseguenza di una “profonda frattura della crosta terrestre”. Secondo la rivista scientifica che ne ha parlato, “i vulcani originariamente erano a livello del mare e furono erosi durante la glaciazione”.
Ciò non dimostra solo che attualmente non siamo in grado ancora di mappare tutti i nostri mari, compreso il Mediterraneo. Queste conoscenze possono avere un alto valore scientifico, specie alla luce della capacità di prevedere eventuali catastrofi future ed imbastire già da ora una vera e propria strategia di contenimento di questi fenomeni, nell’interesse dell’umanità. In effetti l’INGV non ha operato da solo, ma si è servito anche della collaborazione di due università, di Catania e di Palermo. Secondo l’equipe scientifica che ha fatto questa sensazionale scoperta, “il nuovo complesso vulcanico sottomarino sarebbe molto più grande del Vesuvio”. La scoperta è stata fatta da scienziati vulcanologi, cioè specializzati sullo studio dei fenomeni vulcanici, dei loro prodotti, solidi e non solidi, delle relative morfologie e degli eventi eruttivi conseguenti.
La scienza della vulcanologia non ha sempre avuto un ruolo scientifico, ma soprattutto un livello prettamente pervaso da superstizioni. Bisognerà attendere il XVIII secolo per attribuire alla vulcanologia un ruolo veramente scientifico. Le conoscenze in questo settore non finiscono mai di stupirci e più sono precise e puntuali, più rappresentano una pietra miliare nella strada della comprensione di questi fenomeni e della difesa dell’uomo dalla loro imprevedibile violenza.
A parte l’attuale scoperta dei tre vulcani sottomarini nel mar Tirreno, non dovremmo mai dimenticare che sulle terre emerse esistono ben 1500 vulcani ancora attivi e quindi molto pericolosi.
Ce la caveremo nel futuro? Potremo difenderci dalle pericolose eruzioni?
Lo speriamo tutti!