Sito in via San Biagio dei Librai, all’interno del cortile del palazzo Marigliano, esiste un mondo sospeso tra fantasie e desideri, tra simboli magici e onirici, in uno spettacolo fuori dal tempo e dallo spazio, dove la sospensione temporale visionaria fa dilatare i ritmi dello scorrere del tempo, riconducendo chi vi si reca al mondo dell’infanzia e della spensieratezza, quando ancora un bambino riusciva a creare mondi meravigliosamente sospesi in un tempo mai esistito.
Questo è l’Ospedale delle Bambole, un luogo incredibile ma reale, nel quale ci si può perdere nell’immaginabile e nel quale la realtà diventa fantasia, in quanto esprime un valore di salvezza dei ricordi legati al mondo dell’infanzia, da preservare e da trasmettere ai posteri, perché un giocattolo non è da buttare se è rotto, secondo le ormai onnipresenti mode consumistiche, ma può essere curato ed aggiustato. Quando vi si entra, si vedono tante testine di bambole antiche, alcune appoggiate ad uno specchio dorato con occhietti vivaci e cuffiette in merletto, insieme a bocce di vetro contenenti occhi per le riparazioni, insieme a bambole svestite con una sezione intera dedicata alla vestitura, con tanti vestitini colorati e cappellini in paglia, fiocchi e lustrini. In una sala a parte trucco e parrucco, con anche il Bambolatorio, dove tutto si può immaginare e fare.
A dar vita a tale “luogo di cura particolare”, alla fine del 1800, il bisnonno di Tiziana Grassi, erede di questa antica arte, che iniziò l’attività in una bottega dove preparava scenografie per teatrini e aggiustava pupi e, quando qualcuno iniziò anche a portargli bambole da aggiustare, fuori ci fu presto un’esposizione di numerosi pezzi di bambole, che portò alla lunga e prodigiosa eredità che va avanti da quattro generazioni, insieme al progetto che lo ha reso non solo un vero laboratorio di esperienze aperto a tutti, ma anche un Museo visitabile tutto l’anno.