Vero enigma della scienza è lo studio sulla privazione del sonno, i cui esperimenti hanno spesso dato risultati contrastanti, mostrando come la necessità di dormire sia un bisogno che varia da soggetto a soggetto. Ovviamente il sonno appartiene ai bisogni fisiologici indispensabili per sopravvivere, ed è possibile rinunciare volontariamente a cibo ed acqua fino a lasciarsi morire di fame e di sete, ma non è assolutamente possibile contrastare volontariamente il sonno che avanza. Gli studiosi sono concordi nello stabilire che 72 è il numero massimo di ore di veglia consecutive che l’organismo umano riesce a sopportare prima di entrare in coma. Esempio emblematico è il concetto alla base della fortunata serie di Nightmare, i cui protagonisti tentano invano di rimanere svegli per sfuggire a Krueger, un assassino che uccide solo nei sogni; ma non mancano anche racconti della catena Creepypasta, ossia racconti brevi che nascono per terrorizzare e scioccare il lettore. Le narrazioni sono solitamente affiancate da cosiddette immagini maledette, ne è un esempio “l’Esperimento russo del sonno“, che è ambientato in Unione Sovietica, dove alcuni scienziati, finanziati dall’esercito, sperimentano su dissidenti politici gli effetti della prolungata privazione del sonno, cercando in ogni modo di tenerli svegli per 30 giorni di seguito.
Ma uno studio molto interessante venne condotto dal diciassettenne Randy Gardner che riuscì a rimanere sveglio per ben 264 ore consecutive, praticamente 11 giorni, senza presentare alcuna reazione psicotica. A San Diego in California nel dicembre 1964 a Randy e a due suoi compagni, venne in mente un esperimento da presentare come ricerca scolastica, ossia mostrare gli effetti dell’assenza del sonno. Il record all’epoca era detenuto da Peter Tripp, che riuscì a non dormire per ben 201 ore.
Peter era un personaggio radiofonico, la cui carriera raggiunse l’apice quando riuscì nel 1959 a lavorare in maniera continuativa e senza sosta, seduto in una cabina di vetro a Times Square. Dopo alcuni giorni iniziò ad avere allucinazioni e per le ultime 66 ore, scienziati e dottori lo aiutarono con i farmaci a rimanere sveglio. Tale prodezza gli costò però problemi psicologici, tanto che per un po’ continuò a pensare di essere un impostore.
La prova di Randy invece, ebbe inizio alle 6:00 del mattino, con un’unica regola da osservare: non doveva addormentarsi e doveva farlo senza l’aiuto di alcun farmaco. Le prime 24 ore trascorsero tranquille, ma per garantire la riuscita dell’esperimento, i ragazzi si organizzarono con un sistema di turni di sorveglianza/compagnia, per vigilarlo e tenerlo sveglio. Il test dei ragazzi ebbe tale risonanza da essere pubblicato sui giornali locali e tanto da attirare l’attenzione del ricercatore William c. Dement, che rese la prova di resistenza un vero esperimento, verificato e controllato. Il rischio che il ragazzo si addormentasse anche solo per pochi minuti era molto alto, così, anche fuori dalla porta del bagno gli amici lo tenevano sveglio, mentre le preoccupazioni dei genitori erano ben altre, tanto che imposero frequenti controlli presso l’ospedale. Proprio dagli esami medici risultò che tutto procedeva per il meglio, anche se il ragazzo cominciava a dare segni di confusione e disorientamento; ma questo accadeva all’undicesimo giorno di esperimento che ormai era giunto a conclusione. Il suo fu dichiarato record mondiale di veglia continua, concludendosi quindi nel migliore dei modi, e l’8 gennaio del 1965, finalmente Randy andò a dormire per risvegliarsi dopo 14 ore filate, apparentemente senza nessuna conseguenza negativa a breve e a lungo termine sul suo sistema nervoso.
Gli esperimenti sono chiaramente continuati negli anni e pare che fino ad ora il record assoluto venga detenuto da Toimi Soini, con circa 276 ore di veglia; questo se non vogliamo tener conto dello sconcertante episodio di Paul Kern, ufficiale del governo ungherese, che nel 1915 in battaglia venne colpito alla testa dalla pallottola di un soldato russo che gli recise parte del lobo frontale. Da allora tale menomazione gli rese impossibile di riuscire a dormire. Il suo caso fu esaminato anche da un professore dell’Università di Budapest che però non fu capace di trovare la causa dell’anomalia. Kern morì nel 1955, esattamente dopo 40 anni dall’accaduto senza aver più potuto godere… di un’ora di sonno.