Oggi, 22 Marzo, è la Giornata Mondiale dell’Acqua. Questa giornata è stata istituita nel 1992 nell’ambito dell’agenda delle Nazioni Unite per il XXI secolo, per fare in modo che ogni paese avesse un giorno per affrontare i problemi legati alla distribuzione e fruizione dell’acqua, quindi mi sembra giusto che tocchi farlo anche a noi.
Il nostro paese è uno di quelli che ne spreca di più.
L’Italia perde.
Certo, detto così può sembrare irrilevante e sciocco (qualcuno potrebbe suggerire di chiamare un idraulico), se non fosse che lo spreco è pari a metà dell’acqua trasportata.
Ciò si va ad aggiungere al fatto che il nostro paese, nonostante sia stato culla di una società dell’acqua come quella Romana, è abbastanza povero di risorse idriche, con addirittura zone aride in ampie aree del Sud.
Inoltre secondo una ricerca di National Geographic le pioggie sono sempre meno frequenti, con tassi di riduzione delle precipitazioni che arrivano al 40%.
Certo qualcosa si è provato a fare.
Negli ultimi due anni, le autorità, terrorizzate da eventi di forte impatto come gli incendi in Sicilia e il razionamento nel Lazio, hanno ammodernato 5400 km di tubature tra le più danneggiate. Ovviamente non è abbastanza, ma è un passo avanti rispetto ad anni di abbandono, che ci sono anche costati un’azione legale da parte della Corte di Giustizia dell’UE.
Un elemento spesso sottovalutato è quello del consumo. In Italia, infatti, a causa di tecnologie spesso antiquate, inefficaci e poco sostenibili, il consumo idrico è il più alto d’Europa. Basterebbe poco, ad esempio, per ridurre l’acqua sprecata da scarichi e rubinetti.
Poiché le previsioni degli esperti dicono che la situazione non farà che peggiorare è chiaro a questo punto che sia necessaria una nuova consapevolezza di questa minaccia e un vasto piano di sistemazione dell’intero apparato, magari supportata dalla scoperta di metodi innovativi per incentivare un uso coscienzioso del bene per noi più importante.