Nata dalla mente del giornalista e scrittore Harold T. Wilkins nel 1954, “la teoria degli antichi astronauti”, che ipotizza un possibile contatto tra civiltà extraterrestri e antiche civiltà umane, come quelle Sumera, Egizia e precolombiana, rientra nel campo di indagine definito come archeologia spaziale, ufologica o clipeologia. Nel dettaglio, in essa si giunge a mettere totalmente in discussione la teoria evolutiva sviluppata da Charles Darwin, con la specie umana che sarebbe stata creata tramite la genetica da entità superiori o da angeli extraterrestri, invece che da un processo evolutivo endogeno della durata di almeno tre milioni di anni. Sempre secondo i paleoantropologi, un gruppo di antichi astronauti appartenenti a specie aliene sarebbero sbarcati sulla Terra e, attraverso numerosi contatti con le popolazioni locali dei luoghi dove erano giunti, avrebbero indotto “artificialmente” un percorso evolutivo giudicati adatto alla specie umana.

In tal senso, le ipotesi su un “potenziale paleo contatto“ tra la specie umana e quella aliena si concentra su queste tre linee ipotetiche:

1) La specie umana potrebbe essere il possibile risultato di una creazione programmata dagli extraterrestri sugli ominidi al fine di accelerare l’evoluzione spontanea della specie umana e, come principale argomento a sostegno di ciò il tempo relativamente breve di trecentomila anni impiegato dall’Homo sapiens per poter giungere a un livello evolutivo mai raggiunto da altri organismi, anche se presenti sulla Terra da centinaia di milioni di anni.

2) Il genere umano potrebbe aver avuto contatti con extraterrestri a partire dalle ere più antiche, e questi alieni potrebbero essere le divinità di antiche civiltà come egizi, maya, aztechi, spesso raffigurati nelle loro opere d’arte. Altri potenziali indizi della loro presenza in epoche passate sarebbero celati in testi religiosi o in opere letterarie di carattere epico, come dipinti medievali e rinascimentali, che mostrano in cielo “presunte” navicelle spaziali, con angeli alla guida.

3) Il ritrovamento di diversi “oggetti fuori posto” in quanto presenti “fuori dal tempo” sotto il profilo tecnologico dell’epoca di ritrovamento rispetto alle temporizzazioni legate all’archeologia canonica. Inoltre, a dimostrazione di tale teoria, elementi riconoscibili nell’architettura e nell’arte antica, come siti archeologici nei quali la perizia costruttiva potrebbe essere legata all’uso di tecnologie aliene, come i siti di Giza, Baalbek, Yonaguni, le Linee di Nazca, i monoliti di Stonehenge, insieme a incisioni rupestri e statuette rinvenute in molti luoghi del globo.

FONTEbrividihorror.it
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