Lo scorso 3 settembre un pezzo della patrimonio artistico e musicale del mondo è andato distrutto. Sto parlando del Museo nazionale del Brasile di Rio de Janeiro.
La notizia è stata trattata superficialmente dai nostri media, ma la sua distruzione ha colpito anche il patrimonio artistico e archeologico del bel paese. Per capirlo bisogna ricostruire la storia del Museo.
Un Palazzo che divenne museo
L’edificio, conosciuto anche come Quinta da Boa Vista, fu la residenza dei regnati del Portogallo dal 1808 al 1822, degli imperatori del Brasile dl 1822 al 1890,e poi sede dell’ assemblea costituente brasiliana dal 1890 al 1891 e infine Museo Nazionale del Brasile. Il palazzo iniziò ad avere già una funzione museale a partire dal 1844 per volere dell’imperatore Don Pietro II. È grazie proprio a questo imperatore che il museo nazionale del Brasile divenne il più importante dell’America del Sud. Il suo amore per la storia e sua moglie, Teresa Cristina delle Due Sicilie, permisero l’ampliamento delle collezioni museali li conservate ed esposte.
Un matrimonio “culturale”
Per capire il ruolo fondamentale della napoletana Teresa Cristina bisogna analizzare brevemente la storia matrimoniale della coppia imperiale.
Il matrimonio tra i due fu frutto della diplomazia. Don Pietro e Maria Teresa non si incontrarono mai prima delle nozze. Il matrimonio combinato si celebrò per procura a Napoli, e la principessa divenuta Imperatrice del Brasile si trasferì a Rio de Janeiro nel 1843.
La relazione tra i due era basata sul rispetto , alcuni parlano di un rapporto fraterno, probabilmente don Pietro non provava alcun sentimento amoroso per la sua sposa. Ma tra i due c’era un elemento che li legava: l’amore per la storia e l’archeologia. Se da un lato l’imperatore riuscì a comprare numerosi reparti egizi provenienti dalla necropoli di Tebe dall’esploratore italiano Giovanni Battista Belzoni ; d’altro canto l’imperatrice ebbe un filo diretto con suo fratello il re del Regno delle due Sicilie Ferdinando II che donò alla sorella alcuni mosaici e affreschi provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano.
Tra questi bisogna citare il Drago Marino proveniente dal Tempio di Iside di Pompei e le figure floreali provenienti da Ercolano, e numerosi crateri e statuine di epoca greca. Bisogna citare anche i reperti archeologici provenienti da Veio, città etrusca vicino Roma , scavo sovvenzionato dall’imperatrice del Brasile.
ll Palazzo imperiale divenne cosi uno scrigno di gioielli e reperti archeologici di valore inestimabili in special modo in terre cosi lontane come il Brasile che non conobbero la civiltà greco-romana.
Tra i consorti imperiali la vita matrimoniale diventò sempre più una relazione tra estranei. Don Pietro amò una cortigiana, la contessa di Barral , mentre l’Imperatrice dedicò la sua vita ad opere di carità. La sua dedizione le darà l’appellativo di “Madre dei brasiliani”.
Il 15 novembre un colpo di stato portato avanti da generali dell’esercito brasiliano provocò la caduta dell’Impero Brasiliano e l’esilio della famiglia imperiale. Esuli in Portogallo l’imperatrice non accettò l’esilio e da li a poco, il 28 dicembre si spegnerà. Non a caso prima di morire queste furono le sue ultime parole dette a Maria Isabel Pinto de Andrade, baronessa di Japurá: “Maria Isabel, non muoio di malattia, io muoio di dolore e di rammarico!” Le sue ultime parole furono: ” non posso abbracciare per l’ultima volta il Brasile, terra bellissima… Perché non posso tornare.”
Come abbiamo visto l’incendio del Museo Nazionale del Brasile non è solo un evento lontano ma ha mandato in fumo anche la nostra storia e reperti archeologici della nostra terra. Una terra che molte volte non conosciamo ma che ancora oggi a nostra insaputa da molto al mondo.