Kant diceva che il mondo è un’idea, inconoscibile per gli uomini, in quanto unione di tutti i fenomeni (dato che nessun uomo è infinito come il numero dei fenomeni che si verificano contemporaneamente). Questa affermazione ben si collega al testo “L’illusione della conoscenza” di S. Sloman e P. Fernbach che è stato scelto come una delle tracce dell’Esame di Maturità dell’anno scorso. In questo brano, gli autori, raccontano la vicenda del test atomico americano condotto nell’atollo di Bikini nel 1954 (nome in codice Castle Bravo).
L’esperimento, progettato maldestramente, portò ad un’esplosione molto più terribile del previsto e ad un tremendo inquinamento da radiazioni nell’atollo. La loro teoria è che la mente umana cerchi la conoscenza, ma che, nella sua stolta leggerezza, ne raggiunga una solamente illusoria.
Fare esplodere la bomba termonucleare più grossa non è segno di maggiore conoscenza (e su questo si può essere d’accordo), ma ciò non significa che lo sviluppo delle “bombe atomiche” non sia stato parte importante dello sviluppo razionale dello scorso secolo.
Escludendo il massacro delle popolazioni civili di Nagasaki e Hiroshima, la creazione di armi atomiche ha avuto un ruolo importante nell’evitare la guerra tra URSS e USA, spostando il conflitto sul campo scientifico, economico e sociale. Se non fosse stato per l’inganno dello scudo spaziale, che ha messo fino a questo stallo, la Guerra Fredda potrebbe essere ancora in corso, garantendo stabilità al nostro Pianeta.
Un’altra tesi degli autori è che l’umanità non conosca il funzionamento del proprio mondo, ed è qui che torna in campo la citazione di Kant fatta all’inizio. “Il mondo è di una complessità incredibile“ ed è chiaro che pochi riescano a capirci qualcosa.
Parlando di scienza ed etica, molti avversano il nucleare civile alla luce delle relativamente poche morti di Chernobyl e Fukushima. Ma in questo modo essi tralasciano i vantaggi e le morti evitate dalla diffusione dell’energia elettrica, avvenuta anche grazie alle centrali nucleari (la prima centrale di questo tipo fu costruita dall’Unione Sovietica proprio nel 1954). Per non parlare delle emissioni di anidride carbonica risparmiate.
Immancabilmente gli errori di percorso fanno parte dello sviluppo delle contraddizioni e quindi dell’evoluzione della società.
Il metodo scientifico stesso è basato su un processo di ipotesi, esperimenti (che spesso si dimostrano fallimentari) e soluzioni.
Può una società avanzata come la nostra non fare esperimenti dai risultati catastrofici (considerando il livello di tecnologia a cui siamo giunti)?
La domanda è: saremmo dove siamo senza tutte le catastrofi causate dalla scienza?
Saremmo disposti a perdere la teoria evolutiva di Darwin per evitare i campi di sterminio nazisti?
Potremmo rinunciare alla chimica moderna per evitare l’uso di armi chimiche?
E soprattutto: è lo sviluppo di una scienza etica ad averci rallentato, ad esempio, nella corsa allo spazio?
Fino a dove possiamo accettare di spingerci nelle limitazioni alla ricerca senza cadere nell’immobilismo dello sviluppo tecnologico che caratterizzava, ad esempio, l’epoca classica?
Queste sono le domande che dovranno essere affrontate nel nuovo millennio e speriamo che vi si trovino risposte adeguate.