L’Associazione Italiana Lattiero Casearia – o Assolatte – in collaborazione con l’Istat, ha reso pubblici i dati del settore caseario del 2018, dai quali emerge che, con quota 420.000 tonnellate vendute e quasi 3 miliardi di euro incassati, le esportazioni dei formaggi italiani nel mondo hanno registrato, per la prima volta in molti anni, un saldo in attivo di valore positivo.
In prima posizione, come prodotto maggiormente esportato in tutto il mondo, la mozzarella, con circa 100.000 tonnellate vendute in maniera regolare, seguita dal Parmigiano Reggiano e dalla Grana Padano, di cui si registrano oltre 150.000 tonnellate, suddivise in forme, pezzi o nella tradizionale forma grattugiata.
La zona più importante di mercato, con 320.000 tonnellate di merce venduta e oltre tre quarti delle nostre esportazioni casearie assorbite è l’Europa; a seguire gli Stati Uniti, con 50.000 tonnellate di prodotti vari piazzati e, per ultimo, il continente africano, con poco più di 2.000 tonnellate.
A sorprendere, in verità, sono i “nuovi mercati”, nei quali l’imprenditoria italiana ha scelto di puntare con grossi investimenti; a dare i risultati migliori, finora, l’America Latina con il 23% di fatturato positivo, seguita da Australia e Nuova Zelanda con il 12%, con infine l’Asia e i paesi extra europei con il 6%.
Validi risultati, favoriti dagli accordi di libero scambio, si sono verificati in Corea del Sud, con una vendita che si aggira intorno alle 3.000 tonnellate che, però, vengono abbondantemente superate dalle 3.600 piazzate sui mercati della Cina.
Sul fronte internazionale, il migliore piazzamento in assoluto si è avuto in Canada, con vendite di prodotti caseari che si aggirano sul 30%; in Giappone, infine, è da segnalare un lusinghiero 5%, che fa sperare in exploit maggiori in tale mercato.
Ad essere esportati in primis, all’estero, Grana Padano e Parmigiano Reggiano ma, da diverso tempo, vi sono stati risultati realmente grandiosi riguardi alle vendite di gorgonzola, con il 73% in più di vendite e il pecorino, con il 46% di fatturato positivo.
Un risultato simile dimostra, senza alcun dubbio, che il Made in Italy può fare ancora molto, se riesce a coniugare qualità e adattabilità.