L’Unione internazionale per la conservazione della natura, nell’ultimo periodo, ha fornito preoccupanti dati sulle condizioni ecologiche riguardanti le spiagge di Bali, sempre più invase da tonnellate di rifiuti di plastica, che vengono raccolti manualmente da squadre di volontari, grazie a campagne comunitarie di raccolta.
A provocare un tale disastro ecologico, l’andamento della corrente oceanica dello Stretto di Bali, il cui clima monsonico riesce a causare, con fin troppa regolarità, elevati livelli di inquinamento marino, dato che la maggioranza dei rifiuti provengono dalla vicina isola di Giava, che funge da motore economico dell’Indonesia.
Come evidenziato, la corrente oceanica dello Stretto di Bali confluisce nella zona costiera occidentale, riempiendosi di rifiuti, che poi si riversano sulle spiagge che, per via della carente gestione locale delle fasi di produzione, differenziazione e riciclo dei rifiuti, finiscono solo per peggiorare la situazione.
Da tempo, l’Indonesia figura tra i principali inquinatori marini del mondo, con ben 1.3 milioni degli otto milioni di tonnellate di plastica annuali che “navigano” negli oceani; di recente, un centinaio di tonnellate di plastica e carta si sono ammassati nella baia di Jimbaran, a sud di Bali, raggiungendo quasi un metro di altezza, e tale situazione, purtroppo, si è ripetuta anche in altre zone, come Kuta, Seminyak e Canggu.
Con quasi 200.000 tonnellate di rifiuti giornalieri, la nazione indonesiana dovrebbe tentare un approccio che, da un lato, generi una progressiva eliminazione della produzione di plastica e, dall’altro, iniziare una adeguata regolamentazione nazionale nei processi di differenziazione, raccolta, riciclo e riuso.
Soprattutto, dovrebbe vietare il fiorente mercato di esportazione dei rifiuti dai paesi industriali avanzati ai paesi in via di sviluppo, i cui residui finiscono per costituire l’80% di quasi tutti i detriti marini, partendo dalle acque superficiali e finendo ai sedimenti delle acque più profonde, con un danno ambientale per niente indifferente.
Fonte articolo: Al-Jazeera & BBC & IUCN
Fonte foto: studio93.it