Le porte   più antiche, scomparse o abbattute  prima del XVII secolo  di cui sono rimaste solo poche testimonianze in scritti, documenti e toponimi.

In questa ultima parte di questo lungo viaggio alla scoperta delle porte della città ci occuperemo di quelle di cui abbiamo poche notizie. Sono quelle più antiche, di origine greco-romana e  medioevale .

Domenico Antonio Parrino  prima di trattare le più antiche porte di Napoli  cita un antico detto  ” In Napoli non entrar per le porte, ed entra per dove vuoi”. Nella sua Nuova guida de’ forestieri di Napoli del 1775 descrive anche alcune porte  che non abbiamo ancora trattato:

1)  Porta Purstella  (detta   Porta Santa Sofia e poi Carbonara)

” La Porta Carbonara  si disse Porta di Santa Sofia, per esser vicino a quella Chiesa chiamossi  Porta di San Pietro del Monte oggi si chiama Santa Maria di Donnareina si disse ancora porta  pauetia e altre volte  fu nominata  Porta acquedotto per esser quivi l’aquedotto.”(da dell’origine e fundazione de seggi di Napoli  di Camillo Tutini del 1644)

Porta  Purstella  nei  tempi più antichi era situata alla fine dell’ attuale “Via Donnaregina”, la parte più orientale del decumano superiore. Nel medioevo in quella zona sorgeva  l’immondezzaio pubblico. Era una porta piccola e malandata, una porta minore,  conosciuta anche come Porta Pavezia o di don Pietro del Monteo  o anche Porta Padronata. Nel XV° secolo venne ristrutturata  e denominata  di  “Santa Sofia” e difesa da una torre. La porta sarà spostata più avanti quando  Ferrante I d’Aragona nel costruire la  nuova  e possente cinta muraria  per espandere la città ad oriente  incluse la strada Carbonara  nel nuovo  assetto urbanistico. La porta viene così collocata  all’imboccatura di via Cirillo e sarà denominata Carbonara. Nel  1537 fu murata  per volere del vicerè  Don Pedro di Toledo e scomparve definitivamente  forse perché troppo vicina a quella di “San Gennaro”che era nella stessa zona .
Frontespizio della “Nuova guida de’ forastieri per osservare, e godere le curiosità più vaghe, e più rare della Fedelis. Gran Napoli, città antica, e nobilissima” di Domenico Antonio Parrino del 1725

Origine della denominazione “Carbonara”

Il Celano e molti storici  hanno supposto  che la zona  si chiamasse carbonara in  quanto  vi  erano i carbonai che lì mettevano ad ardere le cataste di legno o perchè  era situata  presso l’abitazione  di un’antica famiglia detta Carbonara. Per Ludovico De La Ville Sur Yllon* queste teorie sono state considerate  erronee in quanto il nome deriverebbe dal fosso carbonaio “carbonario o Carboneto” che nel medioevo erano dei luridi stagni dove il popolo versava liquami e carogne di animali. In quella stessa zona successivamente fino alla fine del XV°secolo  si svolgevano le giostre dei cavalieri e i giochi gladiatorii.

* LUDOVICO DE LA VILLE  (Napoli 11 aprile 1846 – Napoli 15 maggio 1919) noto cultore della storia napoletana, bibliotecario della Società Napoletana di Storia Patria.

Micco Spadaro – i maccaronari- Sullo sfondo una porta non bene identificata.

2) Da  Porta Donnorso  (de Domino Ursitate) a Porta Nova

“doue  hora  è  la Chiesa Di San Pietro a Majella era porta nominata  d’Orso  fabbricata da Orso Duce di Napoli chiamossi a cora porta Ursitata  e anco sotto  l’imperio d Alessio si disse Portnuoa “

Questa porta situata circa l’attuale conservatorio musicale di San Pietro a Majella che anticamente era conosciuto anche come “Plathea domini Ursonis”; di questa porta si hanno pochissime notizie storiche, è nominata in alcuni contratti,  uno del 1038 in cui si parla di “Porta noba que dicitur de domino Urso Tata” e un altro del 1114 dove è indicata come “Porta domini Ursi Tata”da cui poi deriva nel lessico popolare “Donnorso”

3) Porta Campana

Divenuta poi Capuana nel XV°secolo ad oriente del decumano maggiore. Era molto più arretrata dell’attuale porta Capuana. Si diceva “Porta Capuana, per andarsi da essa a Capua, prima dove è il Monte della Misericordia, poi a Santa Caterina a Formello, abbellita di trionfi per esservi entrato l’imperator Carlo V.”

4) Porta Ercolanense

Era l’antica porta Nolana, ad oriente del decumano inferiore  costruita da Augusto nei pressi di dove si trova ora la Chiesa della S.S. Annuziata. Essendo nella zona di  Forcella,  successivamente  verrà denominata Furcillensis.” Un’altra, di cui non si sa l’antico nome, che dalle vicinanze del Palagio dei Coppola fu transferita sopra muro col nome di Forcella, o per la figura d’una forca, o perché fuori di essa fossero le forche, o – quel che è più verisimile – per la figura del’ypsilon di Pitagora, che dinotava le due strade della virtù e del vizio offerte ad Hercole, al che forse allude il motto che sotto la figura di questa si leggea in Sant’Agrippino: “ad bene agendum nati sumus”;.”Questa trasferita più avanti, tiene il nome di Nolana, per andarsi colà, e per essa forse uscirono i nolani ed i sanniti, introdottosi i romani, come dice Livio: “Nolani per adver sam partem urbis via Nolam ferente effugiunt”.

5) Porta Petruccia detta anche Porta del Castello o porta dei Cagnabari

Si trovava nei pressi del campo di San Giuseppe sulla strada che portava al Cerriglio (dove era la famosa trattoria). Dove oggi si trova la chiesa di Santa Maria  la nova  anticamente sorgeva  un castello. Durante il regno di  Federico II di Svevia  la porta fu  fortificata con una torre detta “Mastra”. In seguito fu spostata  in capo del fosso del Castello Nuovo e prese il nome di Santo Spirito. ” Porta Petruccia e del Castello, prima a Santa Maria la Nova, dove cadde la corona a Lodovico marito della regina Giovanna e vi fu ucciso Andrea d’Isernia “. Durante il viceregno con l’ ampliamento ad oriente  della città fu  portata più avanti  e si chiamò Porta di Chiaja.

6) Porta Romana

Corrispondeva  alla fine  occidentale  del decumano superiore; la sua esistenza è confermata su un atto notarile del 992 ritrovato nel “regesta neapolitana  ab anno 912 ad annum 1139 n° 275 e secondo Bartolomeo Capasso era nei pressi di via Sapienza

7) Porta Cumana o  Puteolana

“Porta  che si chiama  Cumana e Puteolana  dove era il palazzo dei Duchi di Termoli nella zona del Nido”  Era la porta  più occidentale che conduceva a Pozzuoli e  Cuma  con l’ampliamento della città fu spostata da piazzetta Nilo e ricostruita da Carlo II nel 1268  andata poi  in rovina e fu murata in un palazzo di cui si  legge ancora oggi una targa di marmo che cita :

“Egregie Nidi sum regia porta platee menia nobilitans hic urbis Partenopee”

Il vicerè Toledo nel 1528  la ricostruì più avanti  verso lo Spirito Santo  ancora più ad occidente  e prese il nome di Porta Reale o dello Spirito Santo. Questa porta in epoca classica era nel cuore del centro storico, in Piazza San Domenico Maggiore. A seguito dell’ampliamento delle mura della città, la porta fu spostata, con molta probabilità, tra via Cisterna dell’Olio e il Palazzo delle Congregazioni.  la porta era  conosciuta popolarmente anche come Porta dell’Olio o Porta Toledo ma secondo Bartolomeo Capasso il nome vero era porta reale o porta reale nuova in quanto era denominata reale anche un’ antica porta ,quella cumana, che in epoche più antiche si trovava presso piazza San Domenico maggiore, più precisamente nei pressi del seggio del Nilo i cui resti  furono studiati dal Francesco Picchiatti nello  scavo delle fondamenta dell’ obelisco del Nilo (la guglia di san Domenico). Ipotesi controversa fra i vari studiosi dell’ antica porta reale.

7)  Porta delle Corregge a Monte Oliveto

Di questa porta solo citata dal Parrino,  sappiamo  dal Capaccio che è nominata in un documento acquisto  di un terreno da parte di  un certo Guerello Origlia e che era situata nei pressi  del convento degli Olivetani.

Il Parrino cita inoltre un’ altra porticella senza denominazione ai piedi di San Martino presso il monastero della  S.S. Trinità  (nei pressi della Pedamentina)

Altre porte:

1) Porta Carrese a  Montecalvario

Più che una porta si trattava di un passaggio per i carri (una specie di passo carrabile) senza nessun  pregio architettonico che collegava Montecalvario  (quartieri spagnoli) con la campagna sotto castel sant’Elmo.

2) Porta di Posillipo

In effetti non si trattava di una porta di accesso alla città. Il nome è restato nella toponomastica della città perché  era il luogo dove sorgeva l’ingresso all’antico casale di Posillipo. La porta esisteva ai tempi delle incursioni dei “mori” in quella zona, circa nel IX°secolo. Qualche resto della porta era ancora presente nel 1845 come testimonia una litografia di Achille Gigante.

Achille Gigante – Posillipo

 

3) Porta di San Salvatore.

Fa parte delle più antiche porte di Napoli,  ampliata già ai tempi di Bellisario, si trovava nel vicolo dei Pianellari

4) Porta di Sant’ Agnello detta poi  Cantelma

La porta era situata verso occidente della murazione Aragonese in via di Somma di Piazza.  Fu prima denominata di Sant’Agnello  e poi Cantelma  in quanto nei pressi di un palazzo nobiliare della famiglia Cantelma.

Un antica porta precedentemente chiamata si S.Agnello prenderà il nome di Cantalema dal nome di  una nobile famiglia con quel nome faceva parte della murazione occidentale”

5) Porta Pizzofalcone

Era una porta situata  nella strada del Pendino  fra la regia zecca e il monastero di Sant’Agostino,  edificata ai tempi di Carlo I d’Angiò .

1)Porta Vulpula 2)Porta Ventosa 3)porta Calcaria 4)Porta Nova 5)Porta Furcellensis 6)Porta Don Pietro 7) Porta Capuana 8)Porta Carbonara 9)Porta San Gennaro 10)Porta Romana 11)Porta D’ursitate 12)Porta Puteolana

Articoli precedenti:

 

1) Parte prima: Le porte tuttora esistenti  

2)Parte seconda : Le porte di cui rimangono solo testimonianze in targhe, dipinti e stampe.

3) Parte terza:  Le porte meridionali verso il mare

 

Fonti bibliografiche :

Giuseppe Porcaro “Le porte di Napoli” Ed.del Delfino  1970

Gino Doria “Le strade di Napoli” Riccardo Ricciardi Editore 1982

Marina Cavaliere “Porte, portali e roste di Napoli”  Newton Compton editori Srl 1995

Romualdo Marrone “C’era una volta Napoli “Periodici locali Newton  editore  1995

Romualdo Marrone:“Le strade di Napoli” periodici locali Newton editore  1995

Giuseppe Sigismondo “Descrizione della città di Napoli  e suoi borghi”del 1789 Ricopia anastatica Arnoldo Forni Editore 1989

Giancarlo Alisio : “Napoli e il risanamento” Edizioni scientifiche italiane ristampa numerata del 1981

Erasmo Pistolesi : “Guida metodica di Napoli e i suoi contorni” di “-Napoli giuseppe Vara 1845 (copia anasttica).

Don Camillo Tutini :“Dell’ origine e fundazione dei seggi di Napoli” Copia Anastatica a cura di Paolo Piccolo LucianoEditore 2005

Carlo Celano “Notizie del bello e dell’antico e del curioso della città di Napoli” a cura di  Giovan Battista Chiairni” Copia anastatica  delle Edizioni dell’Anticaglia 2000

Autori vari : “Napoli  i luoghi celebri delle sue vicinanze” -Settimo congressob scientifico degli italiani-1845-  Copia anastatica  Casa Editrice Fausto Fiorentino 1995

Vincenzo Regina:  “Napoli Antica“Newton Compton Editori” ed 2004

Domenico Antonio Parrino :” Nuova guida  de’ forestieri di Napoli” 1775 (Copia Anastatica)

Fonti Internet

corpo di Napoli.it

Pianta Baratta tratta da  http://Gallica.bnf.fr  Diritti :  domaine public.

Foto

di Antonio Colecchia

Altre immagini : da internet di pubblico dominio .

 

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