Nel 1600, in provincia di Salerno – nella zona di Sicignano degli Alburni – fu edificato un monastero, dove i frati benedettini vivevano un’esistenza tranquilla e serena, fino a quando un viandante malato e affamato non giunse da loro. Dopo essersi rimesso in sesto, decise di prendere i voti e unirsi a loro, fino al giorno in cui perse la testa per una contadina del luogo, con cui si incontrava in segreto. Dopo averlo imprigionato nella speranza che riuscisse ad espiare le sue colpe carnali, accusarono la donna di essere una strega, provocandone la morte in fase di interrogatorio. Purtroppo, poco tempo dopo la liberazione del loro confratello, ebbero inizio numerose morti misteriose nelle loro fila, oltre che nella zona. Le autorità intervennero solo dopo l’uccisione di una coppia nobiliare la cui carrozza fu ritrovata dopo che avevano pernottato al convento durante un temporale: al suo interno c’era solo il marito, il cui cranio era stato fracassato, mentre della donna neanche l’ombra. Le guardie reali, catturato il “monaco peccatore”, lo impiccarono a una quercia posta di fronte al monastero. Oggi si racconta che il suo fantasma si aggiri al suo interno, ormai in rovina, spingendo le persone ad evitarlo.

FONTEvesuviolive.it
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