Ai tempi dei Romani Fedro rivestiva un ruolo poetico di minima importanza, perché la favola non veniva considerata un genere letterario importante, anche se il fine era morale.
Esopo è stato, invece, uno scrittore greco antico, contemporaneo di Creso e Pisistrato, che scrisse delle favole che ancora oggi fanno parte delle tradizioni popolari. La favola della volpe e dell’uva è una delle più celebri favole attribuite ad Esopo. È talmente nota ancora oggi che i comportamenti umani che denotano tanta incapacità a gestire le situazioni e l’incapacità ad ottenere dei risultati concludenti vengono tranquillamente assimilati al comportamento della volpe. Infatti, secondo la predetta favola, la volpe furba, ma affamata, trova una vigna con alti tralicci e tenta in ogni modo di saltare per raggiungere l’uva. Ma non può toccare neppure un acino d’uva, nonostante alcuni balzi in su.
Alla fine la volpe deve abbandonare l’impresa, ripetendo a se stessa che l’uva non è ancora matura e che quindi è inutile sprecare molte energie per un frutto acerbo. La rabbia della volpe aumenta quando vede che, invece, un lombrico sta già mangiando lentamente alcuni acini di uva.
Distaccandosi per un attimo dalla nota favola di Esopo, deceduto a Delfi nel 564 A.C, proviamo a ragionare e a guardarci intorno. Ancora oggi a qualche persona è capitato sicuramente di imbattersi in altre persone che con molta presuntuosità intendono raggiungere un certo obiettivo, ma, vedendo che non hanno la capacità di raggiungerlo, preferiscono autogiustificarsi, disprezzando l’obiettivo prefissato, senza in alcun modo riconoscere la loro totale incapacità.
Quante volte ci siamo trovati di fronte a persone di tal fatta e quante volte abbiamo pensato che tali comportamenti rispecchino in modo visibile il comportamento della volpe di Esopo? Eppure da quell’epoca sono passati ben 2500 anni.
Le favole ed i proverbi del passato ritornano a ricordarci che ancora oggi i fatti e gli episodi umani rappresentati si ripetono ininterrottamente e straordinariamente rivivono i principi di quegli antichi poeti, la cui memoria non si perderà mai.