Orazio, grande poeta lirico e satirico latino scrisse “Nullus in orbe sinus Baiis praelucet amoenis“: nulla al mondo splende più dell’ameno golfo di Baia. Così tutt’oggi per quanto una parte di questa antica città è celata sotto il livello del mare, e che solo alcuni tratti sono visibile da particolari imbarcazioni, si nasconde alle spalle del porto uno dei gioielli archeologici della Campania: Baia Terme.
Un po’ ovunque sgorgavano sorgenti d’acqua termale, in quel territorio nato dalle eruzioni del Tufo giallo 15.000 anni fa. E così a noi i primi scritti di questo luogo ameno, costruito sui ‘campi ardenti’, anzi flegrei descrivono di terme che alleviano i postumi di una caduta da cavallo (cit. Tito Livio). In virtù di tali prerogative, si può facilmente intuire con quale fervore, i più ricchi e famosi personaggi dell’antica Roma, si riversarono su questa zona, per costruire le loro ville soprattutto lungo il litorale dove per leggenda era morto e stato sepolto il timoniere di Ulisse, ovvero Bajos. Qui le suntuose ville, rispecchiando la ricchezza ed il grado sociale dei rispettivi proprietari, maestose e finemente rifinite e dotate di peschiere o piscine per l’allevamento delle murene: vera prelibatezza culinaria a quell’epoca portarono ricchezza economica e splendore artistico-urbanistico. I primi insediamenti abitativi si ebbero nel III secolo a.C. e raggiunsero il massimo nel I sec. a.C., quando non si riuscivano più a distinguere i confini di Baia da quelli di Bauli (l’antica Bacoli). Ma fu soprattutto dopo che Pompeo ebbe debellato la pirateria che lo sviluppo edilizio di Baia non ebbe più freni. In realtà Baia non fu mai una città (le mancava ad esempio un nucleo di edifici pubblici), possedere una villa baiana non rappresentava infatti una pura spesa voluttuaria; a parte il prestigio che conferiva il poter risiedere accanto a personaggi come Cesare o Pompeo, la gestione della villa comportava anche introiti derivanti dalle annesse campagne o dai vivai per frutti di mare o piscicoltura. In ogni caso possedere una villa nella zona flegrea significava non perdere i contatti con la vita economica e politica, l’opportunità di utili pubbliche relazioni e bisogna poi rammentare che le banche di cui si servivano per i loro affari e le loro speculazioni i grandi della politica romana erano a Puteoli. Dopo la guerra civile e con la fine della Repubblica, Baia (soprannominata “la piccola Roma”) e venne eletta residenza estiva degli imperatori romani, quindi ciò contribuì ad accrescere la grandiosità ed il lusso delle proprie costruzioni.
Ottaviano Cesare Augusto durante il suo governo mise ordine nella selva abitativa di Baia ed incaricò l’architetto Sergio Orata di inglobare tutte le ville in un unico complesso termale. Vennero inoltre incanalate le varie sorgenti d’acqua calda in modo da servire i diversi ambienti realizzati ed attrezzati per la cura del corpo. Poco vicino non vi era solo il Macellum (Mercato) di Pozzuoli ma anche il porto militare di Miseno, sede della più grande flotta romana la Classis Praetoria Misenensis, ed infine la Miliscola con la sua scuola militare. Poco vicino l’importanza del lago Lucrino (da lucrum, guadagno economico), diverso dalla sua forma originaria per l’esplosione del 1538 che in una sola notte tra il 28 e il 29 settembre creò il Monte Nuovo. L’appellativo di LUCRO viene proprio da Sergio Orata che impiantò un grande allevamento di pesci (soprattutto orate, alle quali si deve il suo appellativo) ed ostriche, molto rinomate e richieste nei ricchi banchetti della nobiltà romana. A Baia furono sperimentate ed eseguite le più moderne e raffinate tecniche architettoniche riportandole in seguito nella capitale ad esempio è il cosiddetto “Tempio di Mercurio”, che come dimensioni è la metà del Pantheon. Col passare del tempo le Terme Romane di Baia subirono numerosi ampliamenti e modifiche, tali da rendere molto difficile l’identificazione di alcuni ambienti, avendone perso la funzione originaria. Esse furono ingrandite da Nerone, Adriano, Antonino Pio, Alessandro Severo fino a costituire un’immensa città termale. Furono costruiti ampi edifici per i bagni, gli svaghi, biblioteche, palestre e giardini secondo la regola “mens sana in corpore sano”. I portici furono una caratteristica del luogo che collegavano i vasti terrazzamenti che si spingevano verso il mare ed ai fini pratici permettevano agli ospiti di ripararsi dai temporali o dalla gran calura estiva. Della ricchezza e lo sfarzo dell’antica Baia, oggi rimane ben poco anche a causa degli eventi bradisismici che hanno lasciato sott’acqua parte della cittadina. Con l’età traianea e la costruzione di un porto presso Ostia, iniziò la decadenza di Puteoli e con essa quella di tutta la regione flegrea, compreso il sito di Baia unito al fenomeno del bradisismo. Col Medioevo le virtù terapeutiche delle acque baiane furono riscoperte tanto da essere ricordate da Boccaccio e da Petrarca il quale riferisce di una leggenda secondo la quale i medici della famosa Scuola salernitana, ingelositi dalla fama delle acque di Baia, ne avrebbero distrutto gli impianti, scontando poi la colpa, al ritorno, con un naufragio nelle acque di Capri. In ogni modo dalle strutture messe in luce dagli scavi iniziati nel 1941, interrotti causa la guerra e ripresi nel 1950 ad opera del prof. Amedeo Maiuri, si ha già l’idea della sontuosità delle costruzioni. Un viaggio vero e proprio nel lusso romano attraverso criptoportici e vasche, mosaici e affreschi, tra statue e piscine; spiccano tra queste opere di grande splendore il Tempio di Venere, ovvero una terma nonché quello di Mercurio e di Diana. In realtà Baia Imperiale non era solo luogo di cura e soggiorno ma anche di vizi, congiure e sregolatezze, poco vicino a Miseno, in circostanze misteriose, morì Tiberio (37 d.C.) all’età di 67 anni e proprio a Baia, l’imperatore Caligola in uno dei suoi (non rari) momenti di pazzia, fece radunare le navi della flotta di Miseno, segare degli alberi e, formato un lungo ponte galleggiante fino a Pozzuoli, lo attraversò in groppa al suo cavallo, il famoso senatore. Così a Baia soggiornò Claudio con la moglie Messalina, donna dissoluta e dispotica, famosa per la sua incontinenza e i suoi delitti, e Nerone il più famoso di tutti riguardo a follia, proprio qui prese la decisione di liberarsi definitivamente della madre Agrippina, ma non vi riuscì subito. Oggi questo gioiello archeologico visitato da pochi aspetta di essere riscoperto per ritrovarsi ancora al centro della storia.