Le 26 virtù di Carlo, Re delle due Sicilie e infante di Spagna.

“Una turbe per gran parte femminile, gesticolante e muta”

 Parte prima

Introduzione e Identificazione delle 26 virtù

L’emiciclo vanvitelliano di Piazza Dante


In questa prima parte dell’ articolo ci occuperemo in modo generale delle  statue sulle terrazze dell’ emiciclo vanvitelliano del foro carolingio (Piazza Dante) in Napoli, raffiguranti le 26 virtù di Carlo di Borbone. Inoltre In altre due successive pubblicazioni ci occuperemo in modo dettagliato del significato di  ogni singola opera .

 Identificazione delle allegorie partendo da Port’ Alba

Emiciclo Sinistro :

1) La Fortezza. 2) L’ Agricoltura. 3) L’Astronomia. 4) La Prudenza. 5) La Sanità. 6) La Concordia. 7) La Vittoria. 8) La Sincerità. 9) La Felicità pubblica. 10) La Vigilanza. 11) La Filosofia. 12) La Musica. 13) La Matematica.

Emiciclo destro:

14) L’Architettura militare. 15) La Speranza. 16) Lo Studio. 17) Il Valore. 18) La Pace. 19) La Meditazione. 20) La Nobiltà. 21) Il Merito. 22) La Costanza. 23) La Verità. 24) Le Belle arti liberali. 25) L’Abbondanza. 26) Il Riparo dal tradimento.

Notizie storiche

Le figure allegoriche di queste statue non rappresentano solo le virtù nel senso classico. Molte riflettono lo stile di vita del monarca, le sue politiche illuministiche, il suo desiderio di promuovere la cultura e il benessere sociale dei suoi sudditi, il suo interesse per le arti e le scienze. Esse rappresentano un “unicum” di virtù, belle arti e qualità di buon governo. L’emiciclo è commissionato dai Borbone al Vanvitelli per far risaltare la grandezza e la lungimiranza di questo sovrano illuminato, un re profondamente legato ai suoi sudditi e al suo regno, un sovrano che avrebbe voluto e in parte c’è riuscito, emancipare il suo popolo e la nazione napoletana. Certamente non è solo un opera pubblica edificata per spirito di servizio, ma bensì un monumento per la gloria del re e della sua dinastia.

Origine e autori delle opere

Le sculture vennero poste sulle terrazze dell’ emiciclo tra il luglio del 1763 e l’agosto del 1764. Di queste 12 statue provengono da Massa Carrara dal mercante di marmi Antonio Del Medico.
Le altre 14 sono sono state scolpite in cooperativa dagli scultori napoletani: Francesco Pagano, Paolo Persico, Gaetano Salomone e Giuseppe Sammartino.

Opere degli artisti napoletani

Delle 14 opere degli artisti napoletani solo 8 sono di certa attribuzione alla cooperativa napoletana in quanto esistono documenti scritti e sono: (18) La Pace – (14) L’Architettura militare – (17) Il Valore – (11) La Filosofia – (20) La Nobiltà – (22) La Costanza (24) Le Belle arti liberali – (25) L’Abbondanza.

Opere degli artisti toscani 

Delle 12 opere eseguite dagli scultori toscani si non si conosce l’attribuzione. Si suppone che alcune potrebbero essere di Giovanni Baratta che operava a Napoli in quel periodo. Ipotesi smentita da Giuseppe Campori che afferma con assoluta certezza che le opere furono realizzate a Carrara da scultori minori e commissionate dalla bottega di commercio di marmi del conte Antonio Del Medico situata nel Largo dello Spirito Santo.

Errate considerazioni

Per molto tempo si era creduto che le statue fossero per la maggior parte di origine toscana, come aveva scritto Giovan Battista Chiarini nel commentare il Celano nel “Notizie del bello dell’antico e del curioso della città di Napoli” ; su questa supposizione errata tutti gli altri scrittori che si erano occupati successivamente della loro descrizione, fra cui Nicolò Carletti nella “Topografia universale della città di Napoli”, Michelangelo Schipa “Il Regno di Napoli al tempo di Carlo di Borbone”, le “Vicende della coltura nelle due Sicilie” di Pietro Napoli Signorelli e l’”Osservatore di Napoli” di Francesco Saverio Bruno riportarono la stessa imprecisione .

Studi di Eduardo Nappi 

Grazie ai puntuali studi di Eduardo Nappi negli archivi storici del Banco di Napoli, si è potuto risalire alla fine degli anni 60 e, con ulteriori ricerche negli anni 2011-13, ad una più veritiera attribuzione delle opere. Ma si deve soprattutto agli instancabili studi della professoressa Iole Benoffi e del dirigente scolatico Vincenzo Raccioppi, memorie storiche del convitto nazionale Vittorio Emanuele II se si è potuto identificare con precisione l’iconografia delle statue.

Opere attribuite a Giuseppe Sammartino

Gennaro Borrelli nella sua opera “Il Sammartino scultore del presepe napoletano” attribuisce al solo scalpello di Giuseppe Sammartino le tre sculture rappresentanti : (16) Lo studio, (19) La meditazione, (21) Il merito.

Per Teodoro Fittipaldi nella sua opera “La scultura napoletana del 700” quelle del Sammartino sarebbero quattro: (19)La Meditazione, (20)La Nobiltà, (21)Il Merito, (22)La Costanza. A nostro avviso questa seconda ipotesi, per la fattura e la finezza delle opere, appare maggiormente plausibile. Dai documenti risulta che per ogni opera commissionata agli scultori napoletani furono corrisposti duecento ducati.

“Una turbe per gran parte femminile, gesticolante e muta

Le statue si affacciano tutte sull’ emiciclo della terrazza del convento delle monache di San Sebastiano creando un suggestivo effetto coreografico unico nell’ architettura del tempo. “Una turbe per gran parte femminile, gesticolante e muta” che domina la piazza e e trasmette tutta la grandezza e le virtù del monarca illuminato.

Caratteristiche

Le statue sono rifinite solo nella parte anteriore, visibile dalla piazza. Il loro retro, visibile solo dalle terrazze delle monache di clausura, risulta grezzo e solo abbozzato. Le monache domenicane dai tempi della regina Giovanna II (1400) abitarono per oltre quattro secoli il monastero di San Sebastiano. Nel 1807 furono “cacciate” dai francesi. Da allora il monastero è prima trasformato in conservatorio musicale, poi nel 1820 diventa  la sede del Parlamento. Dopo l’abolizione del parlamento sarà  assegnato ai gesuiti che dal 1826 lo trasformarono in liceo “del Salvatore” detto pure “Collegio dei Nobili”. Con l’ unità dì Italia nel 1861sarà requisito  ai religiosi ed è diventa  il primo liceo classico statale della città : il ” Vittorio Emanuele “.

Parte seconda : Iconologia di ogni singola opera- Le tredici virtù dell’ emiciclo sinistro di P.zza Dante

Parte terzaIconologia di ogni singola opera – Le tredici  virtù dell’ emiciclo  destro di Piazza Dante

Fonti

Tratto dal  mio  omonimo articolo da me pubblicato integralmente sul magazine  Whipart.it

https://lnx.whipart.it/magazine/le-26-virtu-di-carlo-di-borbone/

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