Largo della Carità.
Storia e curiosità di un luogo molto caro ai napoletani che ci ha accompagnato per diversi secoli della nostra storia assumendo varie e diverse denominazioni: da Largo Carità a Largo Carlo Poerio, a piazza Costanzo Ciano per concludersi di nuovo con piazza Carità e per poco si è stati vicini a chiamarla anche Piazza Salvo D’Acquisto.
“La strada di Toledo(…) ha ottomila novecento palmi di lunghezza non è interamente retta (…) ne rompe la continuità una piazza dirimpetto al mercato di Monteoliveto che è detta della Carita”(Nobile).
Già nel Medioevo la zona era conosciuta per un famoso e fornito mercato alimentare. Antonio Parrino nel 1725 nella Nuova guida de’ forestieri la descrive così :
“Si vede in essa quanto di abbondanza in frutti e fiori ,che può desiderare il palato ritrova nel mondo anche contro stagione”
ll largo della Carità, cuore vitale della città, era la sede di un brulicante e colorito mercato. Le sue voci animavano la piazza. Si vendeva ogni genere di alimenti e si trattava ogni genere affari. Affollamento e vociare determinavano una gran confusione aumentata anche dalla sosta selvaggia di carri e calessi che ingombravano la piazza, limitando la circolazione perfino ai pedoni. Nel XVI secolo dopo una terribile pestilenza in quel luogo era stata eretta una chiesa denominata Santa Maria della Carità che ancora oggi esiste seppur nelle fattezze ottocentesche.
A causa dell’ eccesiva confusione e dell’ ingombro della pubblica via, nel 1802 il mercato fu drasticamente ridimensionato per ordine del Regio Tribunale di Portolania. L’ordinanza vietava la presenza di baracche nella piazza, come testimonia una lapide tuttora visibile alla sinistra della chiesa Madonna della Carità. Il mercato sarà poi trasferito in una nuova struttura costruita nel 1811. Si era incaricato del progetto Stefano Gasse, uno fra i più apprezzati architetti dell’ epoca. Il nuovo mercato venne edificato nel giardino dell’ex-monastero degli Olivetani che confinava col largo.
E) Lapide del tribunale della Portolania
Testo dell’epigrafe della ordinanza affissa al lato della chiesa.
“Di regal ordine fattesi demolire dal regio tribunale della portolania le baracche di fabbrica esistenti in questo largo della carità, i padroni de ‘circonvicini edificj son rimasti obbligati secondo la respettiva classificazione approvata dal re (D.G.) al peso dell’annuale compenso dovuto a proprietari di quelle. Ma fra gli articoli contenuti nel regal dispaccio vi è il seguente: Dichiara che il Re che non debba mai più permettersi di situare posti di venditori o galessieri in questa piazza volendo che la portolania vigili alla esecuzione di questo e ne conservi la memoria in una lapide dove tutto ciò sia descritto, e la quale dovrà rimanere perpetuamente in detta piazza. Di Real ordine lo partecipo a cotesto tribunale della portolania, acciò ne disponga l’esatto adempimento.
Palazzo 30 giugno 1802- Giuseppe Zurlo
Quindi si è dovuto incidere in lapide tale sovrana determinazione, acciò niuno ardisca giammai di occupare in qualsivoglia modo il presente pubblico largo sotto pena di ducati XXIV , restando altresì vietato in perpetuo ai medesimi regj portolani di accordarvi qualunque siasi concessione per quanto è ad essi cara la grazie del Re N.S.Napoli 12 Luglio 1802.
Il regio Tribunale della Portolania :
Marchese Fringnano Portolano Duchino S. Valentino Duca Laurino Agostino Caravita Sirignano Marchese Petroni Pasquale Franceschin
Chiesa di Santa Maria della Carità
La chiesa originale era stata costruita nel 1526 “da una compagnia di pietosi uomini che intese a provvedere di medici e medicine poveri infermi” (Nobile). Vi era annessa una Farmacia. Successivamente il luogo di culto sarà anche trasformato in parrocchia dal 1567 al 1694. Dopo una cospicua donazione di 3000 ducati da parte di Paola D’Acquaviva alla confraternita, la struttura sarà trasformata in un “conservatorio per donzelle povere pericolanti”(Nobile). “Per le Miserabili che portavano qualche pericolo in casa dei parenti”(Celano). La pia opera fu dedicata a Santa Maria della Carità e tutto il borgo circostante sarà così denominato.
“ Paola Acqua Viva Dama napoletana legò a quella confraternita 3000 scudi per l’erezione di un conservatorio a ciò vi si ricevessero quelle donzelle vergini, che non avessero modo di maritarsi o monacarsi. e quelle donne che fossero in percolo di perder la vita per mano dei loro mariti, fratelli o altri ” (Sigismondo).
Trasformazione ottocentesca
Agli inizi del 1800 con il declino del conservatoria, la struttura è acquisita dalla confraternita del Rosario che era precedentemente ospitata nel chiostro del vicino convento di Monteoliveto. I nuovi proprietari ristrutturarono totalmente la chiesa. Col trascorrere del tempo la conservatoria ormai in disuso aveva perso il suo scopo originario. Lentamente dismessa, l’istituzione passò sotto la protezione reale. Da quel momento saranno accolte solo vergini colle rispettive doti (1788). Durante il decennio Francese il conservatorio è definitivamente soppresso . Nel 1823 con la restaurazione borbonica la chiesa fu affidata alla confraternita dei Bianchi del Rosario e prese anche il nome di “Giorgia” dal nome di un antica famiglia che l’aveva istituita.
“in tempo della sospensione monastica questo monastero venne lasciato, e il fabbricato fu alienato ed ora è la locanda dell’ allegria” (Francesco Ceva Grimaldi 1857)
Successivamente nel secolo scorso l’antico convento ha ospitato l’Hotel Universo, poi un commissariato di PS ed infine uffici regionali.
I moti del 1848
Dopo i moti rivoluzionari del 1848 che sulle barricate di via Toledo videro i principali scontri, Ferdinando II, nel rifacimento della strada , voleva che nel largo della Carità fosse edificato un monumento da dedicare alla Madonna della Pace in ricordo della pacificazione riconquistata. Luigi Catalani ebbe l’ incaricato di realizzare il monumento. L’architetto progettò una imponente colonna corinzia sulla cui cima fosse posta una statua della Madonna.
Fu anche proposto di utilizzare una colonna “una di quelle che già sorressero il nostro vetusto tempio del dio Mitra, e che ora sta seppellita in una cassa di fabbrica presso la porta minore a levante della chiesa di San Paolo Maggiore” (Nobile)
Durante la realizzazione del grande basamento su cui doveva poggiare l’imponente colonna ci si rese conto che la piazza avendo una forma triangolare irregolare non avrebbe fatto risaltare la grandezza del monumento. Per questa ragione i lavori furono interrotti e il progetto accantonato. La colonna che già era stata costruita fu sistemata nell’ attuale piazza dei Martiri.
Il monumento a Carlo Poerio
Dopo l’ unificazione nazionale, a circa 30 anni dal progetto borbonico, sempre a ricordo di quel famoso maggio del 48 ma questa volta per celebrarne i rivoltosi, ivi fu collocato un monumento al patriota risorgimentale Carlo Poerio. Lo scultore Tommaso Solari realizzò l’opera . Nel 1877 dopo la posa del monumento il toponimo della piazza cambiò in “Largo Carlo Poerio”
Il ventennio fascista
Nel 1938 in occasione della visita di Hitler a Napoli per agevolare il passaggio del corteo delle auto che accompagnava il duce e il fuhrer La statua fu rimossa e collocata in piazza San Pasquale a Chiaia dove è tuttora .
Contemporaneamente la piazza sarà intitolata a Costanzo Ciano, ministro delle comunicazioni morto da poco. Il ministro era padre di Galeazzo, ministro degli esteri e genero del Duce che sarà fucilato a Verona nel 1944 per aver “sfiduciato” il Duce nella storica seduta del gran consiglio nel luglio 1943.
Durante il Il Ventennio sia la piazza che tutte le zone circostanti subirono una grande trasformazione urbanistica “ il nuovo rione Carità “. Tutta la zona si arricchì di palazzi di notevole pregio architettonico e di moderna concezione che si rifacevano alle moderne correnti del novecento : il “Razionalismo”, il “cubismo” il “metafisico” e al “neo classicismo”. Fra queste opere meritano menzione : il palazzo delle poste, della questura, della provincia, delle finanze, dell’ Unicredit. In questa occasione la piazza venne allargata e venne abbattuto ciò che restava del vecchio mercato alimentare costruito dal Gasse che era crollato sotto il peso della cenere dell’ eruzione del Vesuvio del 1906.
Il dopoguerra
Alla fine del secondo conflitto mondiale la piazza riprese l’antico toponimo di Piazza Carità che ha conservato fino ad oggi. Fu abbattuto un grosso pannello in cemento in cui erano raffigurate tutte le colonie Italiane durante il fascismo.
Monumento a Salvo D’Acquisto
Nel 1971 al suo posto sarà collocato un monumento a Salvo D’acquisto. Questo monumento di concezione moderna completamente in metallo è opera della scultrice “espressionista” napoletana Lidia Cottone. Verrà inaugurato in pompa magna dall’ allora capo del governo Emilio Colombo. Quest’ opera a differenza delle molte altre presenti in Città, fra le quali i due gruppi bronzei di ”Alfa e Omega” nel nuovo cimitero di Poggioreale e il ”Podista e il Discobolo” esposti in piazza Quattro Giornate, non ha mai ottenuto il gradimento dei napoletani che a distanza di oltre 50 anni storcono ancora il naso quando l’incrociano. Con la posa del nuovo monumento si ipotizzò di cambiare la denominazione della piazza col nome dell’ eroico carabiniere ma la proposta non si concretizzò e rimase il vecchio toponimo.
Palazzo Mastelloni fra storia e curiosità
Al numero sei della piazza troviamo uno splendido palazzo in stile barocco. Fra quelli della piazza sicuramente è il più antico. Si tratta del palazzo Mastellone o Mastelloni di cui si hanno notizie già dalla seconda metà del XVI secolo. La struttura è presente nella mappa Antoine Lafréry, del 1566.
Il palazzo era abitato da più nobili famiglie; fra i primi proprietari vi erano i Mastelloni principi di Salsa Irpina. Nel 1732 i Mastelloni rilevarono l’intero palazzo dopo un rovinoso terremoto; la struttura sarà ristrutturata in stile roccocò. L’esecuzione dei lavori sarà affidata all’ architetto Nicola Tagliacozzi Canale. L’architetto era uno dei massimi esponenti del barocco napoletano del tempo, autore del vicino e spettacolare palazzo Trabucco. Di notevole interesse architettonico è la scala ellittica aperta nel cortile e il monumentale ingresso sulla piazza.
La repubblica partenopea
La storia di questo palazzo è legata anche alla repubblica Partenopea del 1799 in quanto era la residenza di Luisa Sanfelice . Quivi sarà arrestata dalla restaurazione borbonica e condannata a morte La sua esecuzione sarà più volte rinviata a causa di una presunta gravidanza avvallata da medici napoletani . Ma inviata ad un carcere di Palermo una commissione medica ne accerto il vero stato e l’11 settembre del 1800 sarà decapitata come stabilito per le condanne capitali dei nobili in un affollata piazza Mercato.
Dalla bottega del caffè al caffè De Angelis
Nella affollatissima via Toledo all’ altezza del largo Carità ai numeri 69 e 70 come riportato nella guida del forestiero in Napoli del 1845 vi era il famoso caffè di ” De Angelis”. All’ inizio dell’Ottocento questo stesso locale era gestito da Vito Pinto. Aveva un’ insegna con la scritta di un più antico locale “Bottega del Caffè” noto per aver avuto tra i suoi più illustri frequentatori Giacomo Leopardi, consumatore appassionato di sorbetti e gelati. contro i Borbone; successivamente ospitò l’opposizione repubblicana ai Savoia. Qui l’intraprendente pasticciere oltre al caffè serviva uno squisito sorbetto con la crema pasticciera, degno della più alta tradizione pasticciera napoletana. Per questo e per altre delizie dolciarie i Borbone insignirono il pasticciere del titolo di Barone. Nel 1855 l’attività sarà ceduta a ad Antonio De Angelis che la trasformerà un caffè letterario che sarà frequentato dalla migliore nobiltà e dal fior fiore degli intellettuali.
Ritrovo di patrioti
Si dice che anche la spedizione, poi fallita a Mentana, di Garibaldi per la conquista di Roma, nel 1867, sia stata organizzata al Caffè de Angelis. Fra gli assidui frequentatori del caffè vi era il grande giurista Giovanni Bovio. Era anche luogo di ritrovo di illustri repubblicani e irredentisti fra cui Matteo Renato Imbriani e Guglielmo Oberdan. Inoltre il locale era frequentata dall’ irrequieta gioventù universitaria precursora delle contestazioni studentesche. Fra questi gli studenti calabresi, lucani pugliesi che erano apostrofati con la colorita espressione “pacchisecche“, in ragione della loro magrezza e dell’usanza di alimentarsi spesso con frutta secca dei loro luoghi di origine . Successivamente agli inizi del XX secolo i locali del caffè divennero una sala di proiezione cinematografica.
Il cinema “L’ Internazionale”
Agli inizi del “novecento” la novità del cinematografo aveva fatto breccia nella popolazione Napoletana; in pochi anni si aprirono numerose sale cinematografiche tanto che i giornali ne parlavano come di una “epidemia”. Fra queste sale nel 1906 fu inaugurata negli antichi locali del caffè una nuova e moderna sala cinematografica denominata ” Internazionale”. Durante l’inaugurazione ci furono disordini. Dovette intervenire la polizia per sedarli e si pensò addirittura di fare allargare Piazza Carità per risolvere i problemi della viabilità. Dopo una breve euforia iniziale e la presenza in città di altre 27 sale cinematografiche, il “cinema Internazionale chiuse ..
Prima sede dell’ associazione Calcio Napoli
Nel Palazzo Mastelloni vi era anche la sede sociale dell’ Internazionale Naples Foot-Ball Club del 1922, ridenominato Associazione Calcio Napoli nell’ agosto del 1926.
La sospetta morte di Heinric Schliemann
Il giorno di Natale del 1890 in una Napoli in fermento nell’ affollato largo della Carità si accascia privo di sensi un misterioso individuo vestito in modo dimesso . Il giorno successivo su un quotidiano napoletano si legge:
“Sconosciuto colpito da improvviso malore sulla pubblica via. “Lo sventurato è prontamente soccorso e trasportato all’ ospedale di Pellegrini ma non riusciva a comunicare. Si trattava di Heinrich Schliemann il famoso e discusso archeologo scopritore di Troia. “Male lingue” dicono che pare stesse trattando col direttore del Museo Archeologico per la vendita di preziosi reperti di contrabbando avuti da tombaroli . L’identificazione fu possibile solo grazie all’ intervento di un medico il cui biglietto da visita era stato ritrovato nelle tasche dello sventurato. Il giorno successivo lo Schliemann moriva e sulla sua repentina morte sono stati avanzati numerosi sospetti. Il famoso archeologo veniva spesso e volentieri a Napoli dove collaborava anche agli scavi di Pompei. Nei sui scritti si legge :
“Ma quantunque mi sia dispiacevole qui per molti aspetti, io parto da Napoli con rincrescimento e rammarico, giacché molto mi piace qui la vita e l’attività che regna nelle strade.”
In memoria di Schliemann, considerato un eroe in patria, sarà posta dal governo tedesco, nei pressi del luogo della sua morte, una lapide. Durante il ventennio fascista per lavori di riqualificazione urbana sarà ricollocata nella villa comunale nei pressi dell’ acquario .
La Germania dedica questa lapide
alla memoria imperitura di uno
dei suoi figli più illustri
Heinrich Schliemann
Il quale riportando alla luce
le vestigia di Troia, di Micene e Tirinto
ha ridato al mondo la conoscenza
della cultura omerica
Bibliografia
Francesco Ceva Grimaldi Della città di Napoli dal tempo della sua fondazione sino al presente 1857
Giuseppe Sigismondo Descrizione delle città di Napoli e suoi borghi vol II 1787
Francesco Divenuto Napoli sacra del XVI secolo ESI 1990
Gaetano Nobile Un Mese a Napoli descrizione della città di Napoli vol.I 1863
Gino Doria Le strade di Napoli Ricciardi Editori 1982
Franco de Arcangelis Napoli per vie – Ed. la tipografia srl 1988
Orlando Catalano Le strade raccontano – ed.Eli 2014
Alessandro Baratta Pianta di Napoli e i suoi contorni 1629 – BNF
Romualdo Marrone Le strade di Napoli Newton Periodici Srl 1991
AA. VV. Napoli Sacra x itinerario – Elio De Rosa Editore 1995
Carlo Celano Notizie dell’ antico e del curioso della città di Napoli -Ed. dell’ Anticaglia
Oreste Albanese Epigrafia Napoletana -Rogiosi Editore 2015
Il Magistrato Municipale Manuale del forestiero in Napoli 1845– riedizione Intramoenia 1994
Antonio Parrino Nuova guida dei forestieri 1795 -Copia anastatica
Filiberto Passananti I caffè storici di Napoli-Newton Compton Editori-1995
Angelo Forgione –BLOG
Riferimenti fotografici :
A(Copertina)-E-G-H-I-L-N (Dall’ archivio fotografico dell’ autore)
Internet D-F pubblico dominio D (BNF) C(Bibliotheca Hertziana)
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