“L’albero degli zoccoli” del maestro Ermanno Olmi è un film del 1978 è considerato, insieme a “Novecento” di Bernardo Bertolucci del 1976, l’opera cinematografica italiana più grande degli anni ’70 del secolo scorso.
E’ un affresco, una rappresentazione di puro lirismo ed estro poetico, del mondo contadino di fine ottocento nella bassa bergamasca (una zona che oggi sta attraversando un’emergenza sanitaria drammatica della sua storia).
Siamo nel 1897- 98, il periodo in cui si svolge la vicenda di cinque famiglie che vivono in una cascina e lavorano la terra a mezzadria (con il padrone affamatore e strozzino che introita ben due terzi dei proventi del lavoro della terra che i contadini portano avanti con sudore, fatica e sacrificio).
Il mondo rurale di quell’epoca viene rappresentato dal regista con grande “pietas”, dove i sentimenti negativi di grettezza, avidità, violenza, odio, fanno da contraltare a gesti di bontà, abnegazione e altruismo.
Il film è una sequenza di stupende immagini poetiche come la semina sotto la neve, la raccolta del granturco, i bambini che giocano nell’aia, le galline che razzolano fuori dal recinto, la giumenta che partorisce il puledro, la mucca che sta male e viene curata amorevolmente dalla padrona che addirittura va a chiedere la grazia in chiesa. E poi tutto il contado che si ritrova la sera, riunito attorno al focolare a chiacchierare e scherzare.
Sullo sfondo c’è il matrimonio, discreto e pudico, di una ragazza con uno dei giovani. Durante il loro viaggio di nozze a Milano, avviene la dura repressione delle manifestazioni popolari da parte delle truppe di Bava Beccaris.
Il titolo prende spunto da un piccolo albero che un contadino taglia per rifare gli zoccoli al figlioletto. Questi un giorno ne ha rotto uno durante la lunga camminata che deve fare da casa a scuola.
Il padrone viene a saperlo e scaccia la famiglia.
Oltre la regia, di Ermanno Olmi sono anche il soggetto e la sceneggiatura. Gli attori sono tutti non professionisti e hanno doppiato se stessi in bergamasco non proprio stretto. Bravissimi.
Le meravigliose musiche scelte sono di Bach e fanno da contrappunto al lirismo dell’opera.
Film pluripremiato con il riconoscimento più prestigioso, la Palma d’Oro a Cannes.