Se tornassimo per un attimo a venti anni fa, scopriremmo che gli omicidi e le violenze sulle donne erano in misura inferiore all’attuale: infatti ogni tre giorni in Italia viene uccisa o ferita una donna. È incredibile! La violenza fisica sulle donne è la più facile da scorgere. Tutti i tipi di donna sono oggetto di queste violenze. Tra quegli atti che evidenziano la violenza fisica riconosciamo il tipico lancio di oggetti, gli schiaffi, i morsi, i pugni, i calci, l’uso di pistole o di coltelli.
La violenza sessuale, poi, come per esempio l’imposizione di rapporti che facciano male fisicamente, ottenuti con varie minacce, è un’altra manifestazione negativa di questo triste fenomeno: qui, infatti, la violenza è sia fisica che psichica.
Esiste poi una violenza psicologica che non è da meno rispetto a quella fisica, anzi talvolta è più pericolosa di quella fisica: la derisione della donna, le molestie verbali, l’insulto, tutti atti strumentali ad accreditare una situazione in cui la donna crede di “non valere nulla”, quindi è più facile da controllare da parte dell’uomo.
Ricordiamo tra gli atti che ricadono nella pura violenza le continue minacce di abbandono, oppure le violenze sui figli. Però la violenza psicologica in genere non è passeggera, ma permane: è un costante e voluto tormento che mira alla sottomissione della donna e alla conservazione, per l’uomo, di un vero e proprio potere di controllo sulla stessa.
Si individuano però altre forme di violenza, che si sono più volte ripetute in questi ultimi anni: la violenza economica e lo stalking.
Per la prima, dobbiamo sapere che può concretarsi nella limitazione o nella negazione dell’accesso alle finanze familiari, nel boicottare, nel senso più lato del termine, il lavoro svolto dalla donna fuori casa, nell’utilizzare per proprio vantaggio i guadagni del lavoro della donna, nell’intestarsi immobili, escludendo la donna, e così via.
Questo tipo di controllo non permette alla donna di fuggire da un rapporto negativo. Da ultimo, si evidenzia lo stalking. Esso consiste in un comportamento dell’uomo verso una donna che lo ha respinto. Questo disdicevole comportamento mira a compromettere in modo serio la serenità della donna, nel senso che tende a farla sentire accerchiata, cacciata, perseguitata.
Tutte queste violenze possono anche presentarsi intrecciate fra loro e scandiscono purtroppo le varie fasi di quella che è definita “la spirale della violenza”. Le violenze sono messe in atto per indebolire la donna progressivamente nel fisico e nella mente; in molti casi portano al brutale omicidio della donna, quasi sempre per motivi futili o del tutto inesistenti. Per questo psicologi, psichiatri, criminologi sono attentissimi ad esaminare tutti i segni di queste violenze, per cercare anche di prevenire gli omicidi di donne. Talvolta non ci riescono.