27 Gennaio 1945

Fu in tale data che le truppe sovietiche giunsero nel campo di concentramento di Auschwitz, liberando i sopravvissuti allo sterminio nazista e scoprendo di quali terrificanti orrori il Terzo Reich di Adolf Hitler si era macchiato nei confronti di 11 milioni di persone, di cui 6 milioni di ebrei.

Tra coloro che riuscirono a salvarsi dal quel luogo di morte, vi fu lo scrittore, partigiano e chimico italiano Primo Levi, che trascrisse quell’orribile esperienza nel libro “Se questo è un uomo”, allo scopo di far conoscere ai posteri quell’orrore ed affinché non venisse dimenticato.

Tale opera memorialistica, nel 1997, fu adattata per il cinema dal regista Francesco Rosi – che già in precedenza, aveva trattato il tema della follia della guerra nel 1970 con il film “Uomini Contro” – con l’attore italo americano John Turturro nel ruolo del protagonista.

Dopo che i nazisti ebbero abbandonato Auschwitz eliminando i documenti sui crimini da loro commessi, i deportati che riuscirono a sopravvivere vennero liberati dai russi, che li trasferirono su un treno per essere riportarli nei loro luoghi di origine.

Uno di loro fu Primo, che con disperazione cercò di dimenticare quanto avvenuto, e che, durante il viaggio faticò a comprendere come tutto quello che aveva vissuto fosse potuto accadere, e come una tale follia si fosse realizzata.

Importante e rivelatorio fu per lui l’incontro con l’ebreo greco Mordo Nahum, che da uomo furbo e disilluso, riuscì a fargli comprendere che solo col passare del tempo sarebbe stato possibile elaborare gli eventi che li avevano visti protagonisti ed analizzarli nella giusta prospettiva.

Fu solo quando il treno, giunto alla stazione per rifornimenti, che Primo, dopo aver visto i suoi persecutori costretti a lavorare sotto la minaccia dei fucili alleati, e poi ad inginocchiarsi davanti a lui e agli altri come per ottenere un perdono impossibile, che giunse alle sue conclusioni.

Una volta raggiunta Torino, e riabbracciate la madre e la sorella, nel suo piccolo studio, dopo essere rimasto ad osservare la divisa del lager indossata per tanto tempo, pronunciò dure parole, che riassumono quanto da lui affrontato e patito:

“Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo, che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane, che muore per un sì o per un no…”

 La Tregua – Quando ricordare l’orrore serve ad impedire che si ripeta

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