“Un uomo esce dal lavoro per tornare a casa. Non ha una macchina, chiama un servizio di car sharing. Entra a casa sua, bhe non proprio sua, ha ancora un mutuo da pagare.
Dicevo, entra a casa e saluta la sua famiglia, suo figlio gioca ai videogiochi, non possiede una console, ma è iscritto ad un servizio di Cloud gaming. Dopo aver mangiato, decide di leggere un libro, ma non possiede libri, ha un servizio on-line con tutti i libri che desidera.
Lo stesso per i film.“
La proprietà sta scomparendo.
L’uomo della storia sembra avere tutto quello che può desiderare: una famiglia, una casa, una macchina, vari divertimenti, etc… Ma cosa possiede in realtà?
Cosa succede quando si spegne la potente luce di internet?
Rimane nudo.
Nudo dalla proprietà di cui la società liberale ha stabilito che bisogna circondarsi per essere felici.
Non ha altro che la sua famiglia, i suoi figli.
È, letteralmente, un proletario.
La proprietà sta scomparendo.
A farla scomparire non è stato un decreto del Soviet, ma lo stesso Capitalismo che ha combattuto e ucciso per difenderla.
Non che combattesse per la piccola proprietà, certo. La battaglia del secolo scorso si combatteva su due concezioni diverse di proprietà di terre e industrie; ma non c’era giorno in cui i comunisti non fossero accusati di voler mettere in comune un po’ tutto.
La proprietà sta scomparendo.
Sta scomparendo perché ormai non serve più ai meccanismi del profitto. Perché chi possiede un bene, non consuma in maniera continuativa, ma solo quando compra.
Con l’impoverimento della classe media occidentale e la crescita del mercato digitale nei Paesi del terzo mondo, le grandi compagnie del settore hanno deciso di puntare sulla quantità.
La dematerializzazione del servizio offerto ha una serie di vantaggi importanti per le corporations, che si trovano finalmente libere dal problema del differente sviluppo tecnologico dei vari mercati.
Basta una connessione internet, un cellulare e, ovviamente, i soldi per pagare.
La proprietà sta scomparendo.
E con sé potrebbe portare la società intera.
I principali difensori dell’ordine sono sempre stati coloro che avevano la proprietà.
Come dimenticare quando il saccheggio di qualche negozio negli Stati Uniti ha aizzato i piccoli proprietari nostrani contro il movimento Black Lives Matter.
È attraverso la proprietà che la piccola borghesia fa la guerra ai poveri, agli immigrati e a chiunque tenti di cambiare la società attuale, senza comprendere che il proprio privilegio non è comparabile con quello dell’alta borghesia che difendono.
Ma se la proprietà va in fumo anche per la “classe media” e la crisi si porta via lo stipendio, cosa separa un piccolo-borghese da un operaio? Cosa impedisce loro di combattere insieme per un mondo più giusto?