“I miliardari non dovrebbero esistere, né sulla Terra, né nello Spazio, ma, se dovessero decidere per quest’ultimo, dovrebbero restare lì”.
Sono queste le parole del primo firmatario della petizione online che, tra il serio e il faceto, propone di abbandonare l’uomo più ricco della Terra nello Spazio.
La scelta del luogo d’esilio non è casuale, ma è dovuta alla decisione di Bezos di visitare l’orbita terrestre il 20 luglio, dando inizio all’era del turismo spaziale.
Un turismo per ricchissimi, visto che un posto sulla navetta è stato venduto all’asta per 28 milioni di dollari.
In meno di due settimane, sul sito più famoso per organizzare petizioni online (Change.org), sono state raccolte più di 100.000 firme da utenti di tutto il mondo.
Ovviamente la raccolta non ha alcun valore reale, ma esprime sicuramente una diffusa critica nei confronti del famoso imprenditore americano e del sistema di cui è simbolo.
Ad essere coinvolto, nell’appassionata lettera del primo firmatario, non è solo il proprietario di Amazon, ma tutta la schiera dei più famosi “paperoni” americani: “…ci sono problemi reali, tangibili, legati alla Terra, che potrebbero essere risolti se anche solo una manciata di questi miliardari si unisse per decidere così. Sradicare la fame, i senzatetto e la povertà hanno un prezzo, soldi che questi preferiscono spendere in yacht e ville, suppongo.”
E ancora: “I miliardari e le aziende dovrebbero pagare la loro giusta quota [di tasse]. Fino ad allora, Jeff Bezos potrà rimanere nello Spazio, almeno finché non troverà quale asteroide intergalattico contenga la sua compassione e la sua umanità.”
La richiesta dell’autore, non è, dunque, così radicale: consiste solo nel pretendere un giusto contributo da chi, secondo l’opinione di molti, si è arricchito eccessivamente sulle spalle dei propri dipendenti e della società.
Troppo spesso, nel contesto di feroce individualismo in cui siamo finiti, dimentichiamo l’importanza della società, cui tutto dobbiamo: dalla nascita al sostentamento, dall’autocoscienza alla parola.
Troppo spesso dimentichiamo che, senza una società che li nutrisse e stimolasse, perfino figure come Einstein, Dante e Michelangelo, sarebbero state nulla. Figuriamoci i “paperoni” della nostra epoca.